Casini erede di Berlusconi, Follini frena
L'Udc apre al partito unico ma avverte: «Non siamo in tv». Il premier corregge le sue parole
Non siamo mica alla tv». Con questa battuta Marco Follini liquida la questione della successione di Pier Ferdinando Casini. Era stato proprio Berlusconi, due giorni fa, al termine di un incontro con il presidente della Camera, a lasciare intendere di pensare all'amico Pier quando arriverà il momento di abbandonare il campo. Ieri il premier ha però corretto il tiro dicendo che «non c'è l'erede primogenito». E poi: «Io non mi riferivo a questo o a quello. Ho detto in generale che gli eredi non rifiutano una ricca eredità, in questa circostanza una casa comune per i moderati italiani. E questa casa riguarda tutti i protagonisti dei partiti moderati, non uno in particolare. Non voglio parlare di primogeniti perchè sarà la nuova formazione politica a determinare, attraverso regole democratiche, le responsabilità di ciascuno». Insomma un modo per smentire quanti, dopo l'incontro con Casini e la battuta («Le eredità non si rifiutano») ha pensato a un'investitutra. Chi invece l'ha interpretato come un modo per bruciarlo, visto che lo stesso Cavaliere aveva precisato che comunque l'eredità non potrà essere raccolta prima di un anno, visto che intende ricandidarsi alle prossime elezioni. Proprio per questo motivo, Follini ha deciso di prendere la parola e fermare le voci che si rincorrono. E ha voluto dire la sua anche sull'ipotesi di partito unico: «Se si vuole lavorare a un nuovo soggetto io non mi considero un ostacolo. Sono tra quanti pongono condizioni chiare e forti: un partito democratico, europeo, moderato, un partito con una forte spinta morale». «C'è bisogno - spiega Follini - di mettere a fuoco i contenuti, gli obiettivi e le strategie. E queste cose non si fanno con l'orologio alla mano. Ma se si vuole imboccare il percorso che conduce a un soggetto moderato più forte e più unito, non credo di essere io l'ostacolo». Follini, di fronte ai giovani dell'Udc, insiste sulla necessità di un recupero della dimensione morale della politica. Lo fa parlando della prospettiva del partito unico. «In realtà - sottolinea - non parlerei di partito unico, ma di soggetto politico, di un grande contenitore democratico nel solco del Ppe». Secondo Follini questo nuovo soggetto dovrà parlare ai cittadini puntando al recupero della moralità. «O la politica recupera i suoi valori, la sua morale, la sua base etica o non c'è futuro. Tutti abbiamo orrore del periodo in cui le sorti del Paese erano state lasciate alle procure. Ma se vogliamo evitare e combattere il giustizialismo, dobbiamo recuperare lo spirito morale e scommettere su una politica che abbia una propria idealità». Follini non condivide l'ottimismo di Silvio Berlusconi sulla situazione economica del Paese. «L'Italia è un Paese forte che attraversa una grande difficoltà». Dunque, l'ammissione che non esiste un candidato in pole position per la sua eredità da parte di Berlusconi rimette in pista Gianfranco Fini. Il leader di An sembrava essere stato escluso proprio dal Cavaliere che aveva dato la sensazione di preferire il presidente della Camera. Tuttavia, per il vicepremier, che non sembra attraversare un grande momento soprattutto per il profilo dell'immagine, c'è ancora strada da recuperare.