Rai, i prodiani pronti allo sgambetto
Landolfi: vogliono bloccare tutto. Curzi: inutile guerra sul dg
Se Berlusconi rassicura Casini sul fatto che la prossima settimana si chiuderà il capitolo del vertice del servizio pubblico con la nomina del presidente che con tutta probabilità sarà Claudio Petruccioli («Perché no?» dice il premier), ecco che invece la lite interna all'Unione e le divisioni tra diessini, potrebbero ostacolare la votazione in Vigilanza che segue l'indicazione del presidente da parte del ministro Siniscalco. Insomma, martedì 31 maggio sarà una giornata rovente per viale Mazzini e il Parlamento al punto che il presidente della Vigilanza è stato costretto a fissare l'apertura delle urne dalle 19 alle 21, dopo l'assemblea degli azionisti che si riuniscono a viale Mazzini alle 14 e il primo Cda Rai del nuovo corso che dovrebbe venir convocato nello stesso pomeriggio da Sandro Curzi per l'elezione del presidente. «Una parte della sinistra continua a pretendere il ticket di garanzia presidente-dg. Una richiesta che sta diventando davvero singolare, anche perché non è prevista dalla legge - è però l'allarme del ministro delle Comunicazioni Landolfi - Io dico a questa parte della sinistra: siete stati scoperti. Volere anche il dg di garanzia vuole dire solo una cosa: "blocchiamo tutto"». Insomma, il ministro teme un colpo di mano dell'ultimo momento da parte di quei prodiani rimasti fedeli al diktat sul dg di garanzia. Ma anche gli stessi neoconsiglieri Rai sono convinti di fare subito il presidente e poi, «solo poi», pensare a trovare un «direttore generale adatto». E se l'ipotesi Meocci sembra bocciata (anche dall'Udc), non è detto nemmeno che passi quella di Mario Bianchi, ad della Sipra. «Non è urgente fare il dg - spiega il consigliere Prc Curzi - Ci serve il presidente. Perché a me ora tocca fare i colloqui fuori da viale Mazzini, anche se ho già ricevuto il telegramma di congratulazioni dal premier...». Curzi davanti a questo spasmodico interesse per la poltrona del dg è lapidario: «Comanderà meno, i poltici si devono mettere il cuore in pace: decideremo noi. Non c'è fretta quindi. Anche perché il dg c'è e continua a lavorare. Ci penseremo con calma, forse fra un mese». Quindi martedì, salvo sgambetti della sinistra litigiosa, il presidente si farà, ma il dg no.