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Ue, la guerra degli stipendi

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Previste retribuzioni uguali per tutti. Gli italiani i più penalizzati

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Il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, presidente di turno dell'Ue, e il suo ministro degli Esteri Jean Appelborn, hanno raggiunto un'intesa di massima con i grandi gruppi parlamentari su settemila euro di stipendio mensile eguale per tutti. Per quanto riguarda la pratica del rimborso spese, invece, si passerà dall'attuale sistema forfettario a un sistema a pie' di lista debitamente documentato. In termini di stipendio, saranno dunque gli eurodeputati italiani a perderci parecchio (oggi sono i più pagati, sugli undicimila euro) mentre quasi tutti gli altri ci guadagneranno, soprattutto i parlamentari dei paesi dell'Europa centro-orientale entrati nell'Ue un anno fa. Per i rimborsi spese ci perderanno tutti quegli eurodeputati — non meno di 650 su un totale di 732 — che si fanno tra l'altro rimborsare a tariffa piena viaggi aerei pagati a tariffa ridotta. Non è tuttavia la prima volta che la questione, in discussione dal 1986, imbocca il rettifilo finale e poi si insabbia. È successo in particolare un anno fa quando uno stipendio standard di 8.600 euro in cambio della rinuncia a fare la cresta sulle spese era stato giudicato scandaloso da Svezia e Germania che avevano impedito un accordo in sede di Consiglio dei ministri dell'Unione. Ora, lo schema lussemburghese ha avuto sostanzialmente luce verde dalle commissioni parlamentari e deve passare il 2 giugno al vaglio del Consiglio dei ministri della giustizia dell'Ue, ritornare il 6 giugno alla commissione parlamentare per gli affari giuridici e infine avere l'approvazione definitiva degli europarlamentari in seduta plenaria il 22 giugno. Tuttavia tra referendum in Francia e Olanda sulla Costituzione europea e prospettive di elezioni anticipate in Germania, l'Unione si troverà in acque assai agitate nelle prossime settimane: qualcuno, in Parlamento e in Consiglio dei ministri, potrebbe approfittarne per rinviare ancora una decisione. E lasciare le cose come stanno nella retribuzione di europarlamentari che oltre allo stipendio e ai sostanziosi rimborsi spese ricevono una forte indennità (dodicimila euro) per pagare assistenti e sostenere generiche spese d'ufficio, senza alcun reale controllo su come questi denari vengono spesi. Ci sono poi altri 3.620 euro per spese generali e infine i 275 euro per ogni giorno di presenza a Bruxelles o a Strasburgo. Queste diarie vengono pagate in base a un registro delle presenze: l'autenticità di molte firme è stata però documentatamente contestata dal deputato austriaco indipendente Hans Peter Martin e dallo stesso ufficio di controllo finanziario dell'assemblea, in una relazione che finora ha avuto scarso seguito.

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