«Il Paese arretra. Scelte anche impopolari»
È un messaggio sferzante quello che il presidente della Confindustria Luca di Montezemolo lancia all'Assemblea generale davanti a una platea da tutto esaurito (circa tremila partecipanti) come non se ne erano mai viste negli ultimi anni. E il suo monito non risparmia nessuno, dal governo al sistema bancario, ai sindacati con i queli rompe quell'idillio che aveva caratterizzato l'avvio della sua presidenza. Per tutti ha parole di monito e di incitamento scandite da lunghi applausi degli industriali. Il messaggio è chiaro: basta con i rinvii, è il momento delle scelte urgenti, ma soprattutto basta con le liti. Il presidente di Confindustria incita maggioranza e opposizione a «togliere la testa dalle urne elettorali» a fare «scelte di rigore e orientate allo sviluppo». Ma poi annota: «temo che questa classe dirigente oggi non si renda conto della drammatica situazione». A loro Montezemolo chiede di elaborare «una politica alta che abbia un progetto per il domani e non si smarrisca in defatiganti dispute di schieramenti». Quindi invoca un «patto tra i cittadini, le istituzioni e quanti hanno a cuore il futuro del Paese». Occorre marciare uniti «non si può fare come i polli di Renzo che si beccavano ferocemente mentre venivano portati al macello» è l'avvertimento che lancia a Cgil, Cisl e Uil. Il j'accuse riguarda infatti anche i sindacati, rei di aver perso l'occasione di un ritrovato dialogo con gli industriali e di aver ceduto alla tentazione di piattaforme contrattuali «al di fuori di ogni compatibilità. Senza rendersi conto che i maggiori salari di oggi sarebbero solo l'anticipo di futuri licenziamenti». Insomma è stato, è la sua critica, «un anno trascorso senza risultati concreti». Per questo invita Cgil, Cisl e Uil a «ritrovare una linea unitaria e realistica per evitare che il confronto si interrompa». Poi rivolto ai leader sindacali della Cgil Epifani, della Cisl Pezzotta e della Uil Angeletti, lancia una sfida: è arrivato il momento di rifondare le relazioni sindacali. Quindi annuncia la messa a punto di un documento di Confindustria che possa fare da base per la discussione. Ma sui contratti, sia che si parli di statali che di metalmeccanici, indica una linea dura: le piattaforme rivendicative non posso essere al di fuori di ogni compatibilità e stravolgere le regole del gioco. Ma soprattutto basta con «contratti i cui rinnovi costano sacrifici alle finanze pubbliche senza migliorare i servizi resi». Montezemolo però rifiuta la «retorica del declino» convinto di una possibile «rivincita» a condizione che il Paese «si riunisca in un grande spirito di ricostruzione che coinvolga scuola, ricerca, infrastrutture, concorrenza, semplificazione burocratica». Il presidente sprona tutti, maggioranza e opposizione, sindacati e imprese a «avere uno scatto condiviso e adeguato alle difficoltà della situazione». Chiede di «smetterla con la logica del distruggere prima tutto quello che ha fatto il governo precedente e poi avviare il proprio programma. Se si perde tempo a distruggere non ci sarà il tempo per costruire». L'attesa in questi giorni è per il Documento di Programmazione economica che conterrà le linee della prossima Finanziaria e Montezemolo avverte: «non si possono accontentare tutti». Il leader degli industriali strappa un lungo applauso quando torna alla carica sull'abolizione dell'Irap «tassa odiosa», che deve essere la priorità come «ridisegnare il fisco spostando il carico dall'imposizione diretta a quella indiretta».