Anche Amato bacchetta Romano
E sono critiche forti. Ieri, ad esempio, sono scesi in campo Giuliano Amato, Fausto Bertinotti e Walter Veltroni che ha invocato «una visione della politica che non sia solo un insieme di gesti tattici». Amato, invece, ha detto la sua all'interno di un botta e risposta con Massimo D'Alema e Piero Fassino durante una cerimonia per festeggiare gli 80 anni di Alfredo Reichlin in Campidoglio. «Questo è il paradosso in queste ore - ha detto l'ex presidente del Consiglio -: per ricomporre la frattura si inventa un partito, ma i partiti non si inventano». Ferma replica del presidente Ds: «Sono d'accordo con Giuliano Amato, i partiti non si inventano, ma quello che si vuole costruire non è un'invenzione. Ha radici profonde nella storia di questo Paese». E a seguire Fassino: «È vero che un partito non si inventa, ma è anche vero che i partiti non sono monumenti immutabili che devono segnare il passato. Sono un processo storico ed assolvono alla propria funzione fintanto che sono capaci di rappresentare il tempo che stiamo attraversando». A questo punto ci pensa Fausto Bertinotti a rincarare la dose non risparmiando colpi al leader e alla Quercia: «Quella di Prodi - ha detto il segretario del Prc - non si può nemmeno considerare una proposta politica, è una cabala, un puro azzardo. La Margherita gli ha buttato la palla nella sua metà di campo e lui ha scelto di ributtarla subito di là. Ma è evidente che non c'è nulla di costruttivo in questa proposta». Il leader di Rifondanzione ha quindi lanciato una frecciata ai vertici Ds. «Stavolta i Ds - ha aggiunto Bertinotti - sono davvero al bivio: o scelgono di collocarsi in competizione con la Margherita su una frontiera moderata, in una sorta di blairismo senza Blair, lasciando però praterie alla loro sinistra, oppure rilanciano l'identità socialista. Finora avevano potuto scansare il problema di declinare la loro identità politica grazie alla vaghezza della famiglia "riformista". E ora che fanno? Scelgono di colpo di tornare alla logica della Cosa, accettando di avere a destra una forza come la Margherita e quindi di fatto rimettendosi il trattino a fianco. Ripeto: non posso crederci». E all'osservazione secondo cui la proposta di Prodi e la sponda offerta al leader dai Ds avrebbero come scopo far rientrare la Margherita nei ranghi ulivisti, Bertinotti ha risposto così: «A questo non voglio credere. Se davvero qualcuno pensasse che la politica possa procedere così, per scommesse al buio, a colpi di azzardo, significherebbe che siamo destinati ad andare presto tutti a casa».