IL RETROSCENA
«Sono qui per la tua ultima volta da presidente della Vigilanza....», spiega La Russa riferendosi alla prossima investitura da presidente Rai del senatore diessino, che gli risponde beffardo: «Sei qui per il mio addio da presidente della Vigilanza o per la prima volta da presidente di Giovanna Melandri?». L'operazione vertici Rai è a buon punto e per il 31 forse ci sarà la fumata bianca. Con l'indebolimento del leader dell'Unione Romano Prodi, Petruccioli si è rafforzato nel centrosinistra dove il segretario dei Ds Piero Fassino ha assicurato che non si può «non votarlo». Proprio come dice da tempo il neo-consigliere Carlo Rognoni (sempre Ds), seguito anche da Nino Rizzo Nervo (Margherita). E se Claudio Petruccioli, con fare ecumenico ieri parlava già da presidente della Rai, quello di Giovanna Melandri, sì poteva sembrare anche il primo intervento da neo-presidente della Vigilanza. Un'investitura che An non approva affatto, però. La Melandri ha chiesto ragione a Cattaneo sull'informazione del referendum, lasciando aperta per il dg «uscente» la possibilità di venir confermato. Stesso discorso anche da altri commissari della Vigilanza, come Pippo Gianni dell'Udc, che si è chiesto se quello di Cattaneo è un addio o un discorso di prospettiva futura. Il ticket proposto dal governo al centrosinistra sarebbe quindi composto da Petruccioli e da Alfredo Meocci (Ccd). Candidato considerato «morbido» dalla sinistra che, non dimentichiamolo, punta a indebolire il dg e concentrare tutti i poteri sul Cda. Per Meocci pare infatti superato il rischio di incompatibilità come per il consigliere Urbani, perché Meocci è tutt'ora un dipendente Rai, anche se ha preso un'aspettativa per andare all'Authority. Se fosse giudicato incompatibile, tornerebbe l'ipotesi Mario Bianchi, ad della Sipra, o quella della riconferma di Flavio Cattaneo, che sembra non spiacere al ministro Landolfi, che ieri ribadiva: «Non serve un dg di garanzia, ma un manager che batta Mediaset».