«Professore, se non ci ascolti sei finito»

Dai retta, allarga il nucleo della coalizione». Il senatore Antonio Di Pietro, presidente de «L'Italia dei valori» sintetizza così il suo appello al Professore-leader dell'Unione del centrosinistra per le politiche 2006. Senatore, il suo è un rimprovero a Prodi perché non vi ha incluso nel nucleo dei fedelissimi che si riuniscono oggi a Piazza Santi Apostoli per discutere della crisi? «Il mio non è un rimprovero. Ma una richiesta di scelta di campo. Prodi ha voluto creare questo punto di riferimento per tutto il centrosinistra che ci porti uniti alle politiche del 2006. Ma proprio ora che il meccanismo deve partire, si inceppa e qualcuno pensa a sé stesso... Ora io dico al professor Prodi di lasciar perdere i nuclei e le differenze e diventare il leader di tutta l'Unione senza differenze. Perché è in questa veste che sarà più spendibile». Allude al fatto che l'Ulivo si è già disgregato? «Quel nucleo non c'è più. Meglio per Prodi puntare sull'Unione. Abbiamo visto che puntare su un solo partito lo tiene troppo sotto schiaffo. È inutile adesso che si interstardisca a cercare un partito che non c'è...». Insomma, lei chiede a Prodi di lasciar perdere Fed e altro e puntare solo a fare il leader unico dell'Unione. Senza il sostegno di un partito «suo»? «Già. Anche perché questo partito non c'è. E al contrario c'è chi cerca di mettere in crisi la sua leaderchip. Lasciando perdere il nucleo dell'Ulivo, potrà dialogare con tutti alla stessa maniera, senza personalismi». Il suo partito si è sentito discriminato? «Finora ci sono stati nuclei e vari satelliti, tutti necessari allla sopravvivenza degli altri... Ma ora che il tempo stringe ognuno sta cominciando a pensare al proprio progetto politico e a come realizzarlo al meglio. Per questo diventa pressante l'esigenza di conoscere un programma da condividere. Un tavolo comune su cui confrontarsi». Senatore: che cosa vuole da Prodi? Che cosa si aspetta da questo vertice della Fed? «Voglio sapere subito se l'obiettivo adesso sarà quello di ricostruire un centro democratico in stile Dc o una sinistra radicale ristabilendo il partito comunista. Io non voglio nessuno dei due. Sono per un partito democratico tutto nuovo, liberale ma assolutamente solidale. Di questo parleremo venerdìtra di noimì, ma chiedo a Prodi un vertice dell'Unione». E se alla fine invece la risposta fosse davvero vicina a una nuova Dc o a un nuovo Pci? «Ne sarei felice perché almeno saprei subito dove stare: dall'altra parte». Insomma, ma lei, Di Pietro, da che parte sta? «Sto dalla parte della legalità liberal democratica e della social democrazia». Mette in dubbio che Prodi ce la possa fare? «Noi non lo abbiamo mai messo in dubbio, al contrario di altri. Ma chi lo fa deve assumersi la responsabilità e offrire un progetto alternativo. Il mio è un appello a Prodi affinché dica addio a blocchi e steccati e si proponga solo come leader di tutti». Lei se l'è presa per il fatto che Sgarbi è stato accolto dal professore nell'Ulivo... «Io non ce l'ho con Sgarbi. Anzi, tra tutti quelli che salgono sul carro del possibile vincitore, è l'unico che ha detto quello che pensa apertamente... Ma non posso permettere che poi sia proprio Sgarbi magari a farmi l'esame per venire o no ammesso nell'Ulivo. Questo mai».