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Rutelli vuol prendersi tutta la Margherita

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Bindi e Letta mediano ma c'è il rischio scissione. I prodiani potrebbero lasciare il partito

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La chiosa sibillina di Ciriaco De Mita al termine di una giornata che ha visto Francesco Rutelli premere con forza sul pedale dell'acceleratore, suona tanto come un avvertimento. L'ex sindaco di Roma, infatti, nella sua relazione introduttiva all'assemblea federale della Margherita che si è aperta ieri a Roma, non ha lasciato nulla all'immaginazione. Neanche un attacco più o meno diretto alla leadership del Professore e al sua asse privilegiato con i Ds. «Tre sì» ha urlato alla platea del Crowne Plaza: all'Unione, al rilancio della Federazione dell'Ulivo e alla lista della Margherita nella parte proporzionale alle politiche del 2006. Il che significa un «no» forte e reiterato all'ipotesi del partito unico tanto caro a Prodi e ai suoi sodali (Ds compresi). Insomma, nonostante gli appelli alla calma, Francesco Rutelli ha deciso di rispondere in maniera chiara e inequivocabile a chi, Fassino in testa, nei giorni scorsi aveva forzato la mano. Oggi pomeriggio, quindi, vada come vada, si arriverà alla «resa dei conti» e l'assemblea sarà chiamata a esprimere la sua opinione sul tema della lista unitaria. Gli schieramenti in campo sono già delineati: da un lato il triumvirato Rutelli — Marini - Franceschini, dall'altro Prodi e i suoi che, sul partito unico, non hanno nessuna intenzione di mollare. In mezzo oltre ai «diniani» (comunque contrari alla lista unitaria), la strana coppia Bindi—Letta che, all'ultimo minuto, potrebbe presentare un testo in cui si chiede il rinvio della decisione e si avanza la proposta di prendere più tempo per riflettere. Una sorta di «nuova moratoria» che, evidentemente, rappresenterebbe un'ancora di salvezza per Prodi e per gli ulivisti della Margherita. Un modo per non arrivare alla tanto temuta «conta dei voti». Conta dei voti che sembra invece essere l'obiettivo primario di Francesco Rutelli. «La Margherita — ha detto ieri il leader Dl — non è il fine del nostro progetto, ma è uno strumento che però, non essendo usa e getta, è più solido di quanto avremmo potuto immaginare. Un partito che ha ricevuto fiducia vasta e importante dai cittadini, intercettando gli elettori del centrodestra delusi dalla Cdl, gli astensionisti a intermittenza e i giovani. Questo dimostra la bontà della strategia messa in atto dai Dl». Per tutto questo Rutelli spalanca le porte alla Fed (che deve essere «Fed vera che sciolga i nodi irrisolti») e le chiude alla lista unitaria (che alle regionali «è andata bene» anche se «le liste dei partiti della Fed separate sono andate bene più qualcosa, cioè meglio»). «L'approdo in cui potrà un giorno sciogliersi la Margherita», quindi, è, per Rutelli, «la nascita in Italia di un Partito democratico». E nient'altro. Tutti questi punti sono stati riassunti nel documento che, questo pomeriggio, Rutelli, Marini e Franceschini presenteranno all'assemblea affinchè sia votato. Si escludono colpi di scena anche perchè Marini ha già chiosato con un secco: «Ormai si vota. Abbiamo presentato un documento e siamo gente seria». Sul versante opposto si registra solo la «brusca frenata» di Arturo Parisi. «Alle 12 — ha detto —, alla conclusione del dibattito, ci sarà un voto nel caso si renda necessario». Una cosa è certa, il rischio di scissione è tutt'altro che scongiurato. Si dovesse verificare questa ipotesi, per Romano Prodi, si aprirebbero scenari imprevisti e allora Rutelli potrebbe anche fare qualche «cattivo pensiero».

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