Berlusconi lancia le leadership distinte
«È possibile distinguere tra premier e guida del partito unico. Sono pronto a farmi da parte»
E lui pronto a farsi da parte se, dice, dovesse emergere un candidato premier alternativo. Fini e Follini hanno da poco lasciato la sala del convegno di Liberal quando, a sorpresa, Berlusconi sale sul palco per fare chiarezza sul tema che tanto appassiona i suoi alleati. Forte della vittoria a Catania, azzittite le cassandre che fino a qualche giorno fa lo davano per spacciato, il premier ostenta di fronte all'affollata platea del convegno sulla casa comune», un rinnovato entusiasmo. Non ha risparmiato battute, pacche sulle spalle, barzellette, con uno smalto che negli ultimi mesi il premier sembrava aver perso. Punzecchia gli alleati denunciando ancora una volta la mancanza di «una regola di democrazia nella Cdl», visto che la minoranza non si adegua alle decisioni della maggioranza, frenando molte provvedimenti del governo, soprattuto sulle riforme. Ribadisce il suo ruolo - «sono una risorsa del centrodestra non un problema» - ma dice anche che sarebbe «la persona più felice del mondo» se a due mesi dalle politiche del 2006 si potesse trovare un candidato premier alternativo, «un soggetto pulito, un protagonista che possa rappresentare» la Cdl al suo posto. Così facendo infatti si «spiazzerebbe il centrosinistra che ha fatto dell'antiberlusconismo la sua bandiera per dodici anni». Il presidente del Consiglio ribadisce con forza la necessità del partito unico dei moderati, richiesto, dice, dal novanta per cento della base, e per tranquillizzare gli alleati, in particolare chi teme un premier pigliatutto, lancia un'ipotesi: una doppia leadership di partito e di governo. Da qui la disponibilità, ma anche il «desiderio», come «fatto finale della sua avventura politica», di poter diventare «fungibile», sostituibile, a favore di un personaggio, presumibilmente più giovane, nel contesto di quel partito unico che resta il primo obiettivo del premier. «Non esiste un problema di leadership. Se ci sarà un soggetto unico del centrodestra - mette in chiaro Berlusconi - con le regole democrazia questa nuova formazione politica si sceglierà da chi vuole essere rappresentanto, come leader del governo e come leader del partito». E sulla leadership Berlusconi ha uno scambio di battute scherzose con il capogruppo di An al Senato Domenico Nania. L'esponente di An sottolinea che «nel bipolarismo non si è mai visto un leader che duri per sempre». Berlusconi sorride, e gli dice: «Parla per te». E all'ipotesi del premier plaude il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu: l'eventuale nuovo partito unico del centrodestra penso che abbia parecchio futuro a disposizione. Il responsabile del Viminale si dice favorevole all'accordo con la Lega ma all'insegna del motto «patti chiari amicizia lunga» e denuncia il rischio che dietro le liste autonomiste possa rifiorire un male antico del sud, il «trasformismo». Ma su questo punto Berlusconi sembra disposto a esplorare le opportunità che possono venire dal coinvolgimento delle liste autonome alle politiche del 2006. Tant'è che ieri a ridosso del convegno di Liberal, ha avuto un lungo colloquio con con Raffaele Lombardo, il promotore dell'esperimento «federalista» che ha contribuito al successo di Umberto Scapagnini a Catania. Gianfranco Miccichè cavalca questa eventualità e pensa di estendere l'esperimento all'intero mezzogiorno. Il premier incassa l'appoggio anche del vicepresidente di An, Altero Matteoli che rivolto a Berlusconi dice: «Il motore è in moto, fallo camminare». Per Matteoli infatti quella del Cavaliere «è una grande idea che tutti i partiti devono andare a vedere. Mi meraviglio che si perda ancora tempo. Chi ha lanciato l'idea deve passare all'azione, se ci crediamo ci sono tutti i presupposti per raggiungere questo obiettivo». Ma da via della Scrofa, il vicepresidente vicario, Ignazio La Russa, mette i paletti. «L'ipotesi della casa comune - sottolinea - non può essere limitata nel tempo: o è permanente, e in tale quadro anche la dis