Riprende forza anche l'ipotesi del partito unico. Ma in molti spiegano che il successo è frutto della moltiplicazione delle liste
Il medico di Berlusconi, - «coordinatore medico», precisa - ha ottenuto il 52,19% di consensi, battendo il suo avversario dell'Unione, Enzo Bianco (45,67%). Ironizza sul suo ruolo di medico, ma soprattutto, tiene a precisare quello politico: «Per dieci anni parlamentare europeo, sono stato per cinque anni presidente della Commissione per la ricerca e lo sviluppo tecnologico del Parlamento europeo, ho firmato quattro conciliazioni e sono al secondo mandato come sindaco di Catania». Ha avuto contro, in questa campagna elettorale, non solo gli avversari politici, ma anche una certa informazione irreale finanche a poche ore dal voto. Ma ora, la vittoria a Catania fa bene all'umore della Casa delle Libertà ed allontana ipotesi quali elezioni anticipate, governo istituzionale o il «passo indietro» di Berlusconi. D'altra parte il risultato non basta a sciogliere tutti i nodi che la coalizione aveva fra le mani prima del voto in Sicilia. E se un po' tutti parlano di «ripartire da Catania», sul «come ripartire» restano idee diverse. Il primo elemento riguarda proprio la posizione di Silvio Berlusconi. La sua leadership sembrava poter essere messa in discussione in caso di sconfitta del «suo» Umberto Scapagnini e invece, come gli esponenti di Forza Italia rivendicano in coro, la sua presenza va considerata ancora determinante per le possibilità di vittoria della Cdl. Il vicecoordinatore Fabrizio Cicchitto si spinge fino a parlare del fallimento di una «singolare e inquietante operazione mediatica, elettorale, politica» che avrebbe avuto l'obiettivo di colpire il capo del governo anche con l'uso di «sondaggi falsi». Un'operazione che si sarebbe invece risolta nel rafforzamento di Berlusconi. Anche uomini di An, come ad esempio il vicepresidente Ignazio La Russa, sottolineano l'importanza dell'impegno di Berlusconi ma anche di Gianfranco Fini, oltre che della presenza di un uomo di An, Nello Musumeci, affiancato a Scapagnini in una sorta di ticket. In effetti negli ultimi giorni di campagna elettorale molti giornali avevano dato per spacciato il presidente del Consiglio, sulla base dei sondaggi ma anche registrando l'inquietudine dei centristi che erano pronti a giocare la carta Casini per il 2006. Sindaco Scapagnini, ha fatto uso di elisir particolare per questa campagna elettorale? «Oltre alle mie normali terapie di sostentamento antistress con antiossidanti eccetera, ho avuto qualcosa in più: il convincimento e la carica, che mi hanno dato sempre più stimolazioni, soprattutto quando c'è stata una difformità notevolissima su quello che rilevavo sul territorio, tra la gente e lo scetticismo che a livello nazionale primeggiava, soprattutto da parte di chi da lontano sparava giudizi a tutti i livelli senza sapere niente, senza capire niente. Questo m'ha fatto liberare adrenalina e endorfine che sono le più potenti sostanze endogene che ti tengono sotto carica». Qual è stata la chiave di svolta, tenuto conto che a marzo ancora c'era incertezza sulla sua candidatura, mentre da dicembre già Bianco faceva campagna elettorale? «Innanzitutto, vediamo quello che è successo prima. Non abbiamo avuto la possibilità di partire già da dicembre, mentre Bianco a sua volta si legittimava attraverso una misteriosa, tra l'altro, raccolta di firme perché dopo circa un mese e mezzo con 700 ragazzi ne aveva acciuffati soltanto 18 mila, perché sono cominciate delle fibrillazioni a livello centrale come le questione dell'Udc e di An che hanno creato una serie di situazioni per le quali abbiamo dovuto fare una verifica, un ricompattamento, non tanto sulla mia candidatura, ma sulla formula che dovevamo avanzare. E così siamo partiti tardi, a 35 giorni dalle elezioni». Cosa è accaduto, allora, in questi 35 giorni? «Oltre la continua mia grande fatica per raggiungere in ogni punto della città gli elettori, c'è stato il ricompattamento di questi movimenti avvenuto c