Lombardo lascia le briciole a Follini
Uno scenario che con la nuova legge elettorale siciliana, che prevede lo sbarramento al 5 per cento, addirittura oggi chiuderebbe le porte del Parlamento siciliano allo scudocrociato. È quanto resta dalle ceneri prodotte dall'effetto vulcanico scatenato da Raffaele Lombardo. L'ex segretario dell'Udc isolana, infatti, con le sue quattro liste autonomiste a sostegno del riconfermato sindaco di Catania, Umberto Scapagnini, ha ottenuto il 20 per cento di consensi. Una vera e propria macchina di voti contro Follini dal quale già si era separato come sottolinea lo stesso Lombardo: «Le nostre strade si sono separate senza rancore e senza rimpianti. La scissione è avvenuta, formalmente, dal 21 aprile, quando abbiamo presentato le liste». Ieri mattina, secondo indiscrezioni, Follini avrebbe telefonato a Lombardo, ma i due non sono riusciti a sentirsi. Tuttavia, il leader dell'Udc, in una sua affermazione sulla riconferma di Scapagnini parla di tutto tranne che di Lombardo: «È un risultato che conforta la nostra coalizione e tanto più ci deve impegnare a rilanciarla. Da parte nostra, continueremo come sempre a dare il nostro decisivo e responsabile contributo». Ed è questa «parte nostra» che proprio Follini, adesso, dovrà rivedere. Non solo perché Lombardo ha già intrapreso un suo percorso annunciando la nascita di un nuovo gruppo parlamentare «Movimento per l'autonomia», all'Assemblea regionale siciliana a cui già sono pronti ad aderire diversi parlamentari regionali. Ma soprattutto perché questa «parte nostra» di Follini rischia di essere contagiata dall'eruzione avvenuta ai piedi dell'Etna. Ancora Lombardo: «Ci rivolgiamo a tutti i siciliani e i meridionali in genere. Non siamo delle liste civiche, ma un movimento autonomista che si federerà con un partito nazionale nell'area di centrodestra». Considerazione: sarebbe stato meglio per Follini la non vittoria della Cdl a Catania? Di certo i primi segnali dello scisma etneo si fanno sentire anche da oltre lo Stretto. A parlare il parlamentare emiliano dell'Udc, Emerenzio Barbieri, secondo il quale, in seguito al risultato di Catania invita a Follini a spostare in autunno il congresso dello scudocrociato. A rincarare la dose, il capogruppo dell'Udc al Senato, Francesco D'Onofrio: «L'ampia maggioranza consiliare dei partiti e dei movimenti che hanno sostenuto Scapagnini può essere un buon punto di partenza, e non solo per la Sicilia». E aggiunge: «È molto probabile che alcuni "transumanti" si stiano mordendo le dita». Insomma, Follini sembra stretto da una morsa. Che, a quanto pare, di ora in ora sembra stringersi di più. Oggi intanto proprio Barbieri, insieme a Sandro Fontana, Roberto Formigoni e Ferdinando Adornato, ha promosso un convegno sul costruendo Ppe italiano. Mentre il giorno successivo si aprirà una grande convention (con la partecipazione di tutti i leader del centrodestra) che affronterà le prospettive del partito unico. Arduo prevedere adesso come si esprimerà in quella sede Follini, quasi costretto, come sembra, dagli eventi a non disertare un momento di confronto circostanziato che forse avrebbe evitato volentieri. Mentre è meno difficile da conoscere la posizione di Tabacci: in quella sede perorerà la causa del Ppe in salsa italica. «Un soggetto democratico e popolare — ha spiegato — in cui fondere intanto per lo meno Forza Italia e Udc». Ma nel quale, ammette lui stesso, a gestire linea e strutture sarebbero inevitabilmente i post-democristiani avveduti, più che i residui quadri azzurri. Intanto però, come osserva implicitamente ancora Remo Di Giandomenico, occorre che i centristi di maggioranza si pongano il problema di un autonomismo siciliano che rischia di portarsi via una buona fetta di quell'elettorato su cui alcuni contano per dettare condizioni agli alleati di governo. G. Min.