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«L'obiettivo è rilanciare l'impresa»

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Ovvero ministro? «Faccio io una domanda e lei mi risponde?». Se siamo all'altezza... «È più di sinistra fare un intervento sulle rendite finanziarie o mantenere l'Irap, che è un mostro di tassa?». Gianni Alemanno, ministro di An alle Politiche Agricole, non ci sta a passare per «neocomunista» per aver proposto di tassare le rendite finanziarie ad eccezione dei titoli di Stato. Ministro, dica lei: che cosa è più di sinistra? «Facciamo qualche premessa. Allora, tanto per cominciare noi abbiamo il prelievo sulle rendite finanziarie più basso di Europa, al 12,5% e nel contempo abbiamo sulle imprese le tasse più alte del mondo. E questo ha generato un effetto che non possiamo trascurare». E cioé? «Che è troppo più facile fare finanza che fare impresa, mentre in una fase come questa, ovvero di difficoltà economica, è assolutamente necessario sostenere l'economia reale. Non a caso anche da Confindustria emergono autorevoli posizioni favorevoli alla mia proposta». In che senso, scusi? «Nel senso che la mia proposta è quella di incentivare le imprese e l'occupazione». E come è possibile? «Ecco, questo è il punto. Il concetto è semplice: non bisogna avere paura di fare impresa, non bisogna avere paura di creare occupazione. Per questo la proposta è fare un robusto intervento per giungere all'eliminazione dell'Irap e ridurre il costo del lavoro. Intervento che deve essere finanziato in parte con la tassazione della rendita finanziaria». Ministro, l'obiezione è semplice. Il centrodestra si presenta all'elezione come la parte politica del «meno tasse per tutti». A differenza del centrosinistra che se vincesse potrebbe varare nuove imposte. Con la sua proposta la Cdl non rischia di gettare via anche l'unica carta che ha in mano? «Sbagliato, perché così non si guarda l'obiettivo. E l'obiettivo è eliminare l'Irap, una tassa odiosa voluta dalla sinistra, istituita da Visco, un freno allo sviluppo e un assurdo balzello per le imprese. L'obiettivo è fare in modo che sia più facile fare impresa e assumere». Ma il prelievo che propone non assomiglia tanto alla patrimoniale che chiede Bertinotti? «Falso sotto tutti i punti di vista. Bertinotti vuole istituire una nuova tassa. Punto. Noi ne vogliamo togliere un'altra. Bertinotti, con la "patrimoniale" vuole colpire la proprietà privata in quanto tale; noi vogliamo liberare risorse, spingere chi le ha ad investire per aiutare il Paese in questa fase difficile. Insomma, quella similitudine non la vedo». Tassare le rendite finanziarie, comunque, non è un bel segnale. «Ma quello a cui stiamo pensando è una soluzione leggera. In tutto dovremmo racimolare tre miliardi di euro, a cui se ne aggiungerebbero altri tre di riduzione delle spese per poter operare un drastico taglio dell'Irap». Non teme un ulteriore effetto delusione da parte dell'elettorato della Cdl? «No, perché alla fine l'intervento sarà molto leggero. Anzitutto ci dovrebbe essere una larghissima no tax area, quindi chi ha redditi bassi non verrebbe colpito. Esclusi i titoli di Stato. Ma la differenziazione dovrebbe essere non solo quantitativa, ma anche qualitativa. E dovrebbe colpire soprattutto chi detiene grandi somme bloccate. In altre parole, il risultato dovrebbe essere duplice. Da un lato incentivare a smobilitare capitali e aiutare l'impresa a fare impresa. Le sembra un programma bertinottiano?». Ministro, lei ha proposto anche la riapertura del dialogo con le parti sociali, un altro tema caro alla sinistra. «Oggi è caro anche a Berlusconi». In effetti lei ne parla da due anni... «Guardi, non hanno capito una cosa molto elementare. La Cgil non attende altro che riaprire la conflittualità, sognano la note di proclamare un nuovo sciopero generale. Noi dobbiamo agire in maniera diversa, disinnescando il dissenso, coinvolgendo le parti, responsabilizzandole. lo dico ai sindacati e non solo: non è più il tempo in cui si può fare finta di nulla. E, lo voglio dire proprio perché sto parlando con un giornale vicino al centrodestra: non stiamo facendo un favore a Cgil, Cisl

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