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«Un voto per dare una speranza a 10 milioni di malati incurabili»

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Secondo i promotori, infatti, se vincessero i «sì» i ricercatori italiani potrebbero utilizzare i circa 30mila embrioni soprannumerati conservati nei centri di fecondazione assistita e destinati ad essere eliminati, per sviluppare la ricerca sulle cellule staminali embrionali che, dicono, è la più promettente per la cura di malattie oggi incurabili come: il diabete, l'infarto, l'alzheimer, il morbo di Parkinson, alcuni tipi di tumore, le lesioni di midollo spinale e la sclerosi (multipla o laterale amiotrofica). Ricerche recenti, citate dai comitati promotori, dimostrano, ad esempio, che le cellule staminali possono essere usate per far crescere nuove cellule celebrali che aiutano a contrastare la distruzione dei tessuti del cervello causata dall'Alzheimer. Inoltre le stesse cellule possono essere usate dagli scienziati per comprendere la progressione della malattia a livello cellulare e fornire anche una nuova strada per testare l'efficacia e la sicurezza di nuove medicine prima di usarle in esperimenti clinici. Secondo i dati citati l'utilizzo di cellule staminali di varia origine potrà portare a sviluppare metodiche cliniche per il trattamento di un numero di pazienti che, comprendendo le patologie di origine cardiovascolare, si avvicina ai 10 milioni di individui. Tra l'altro il fronte del sì fa notare come il primo esperimento su cellule staminali embrionali risalga «solo» al 1998 contestando così l'obiezione, secondo cui, le uniche terapie sperimentate con successo sull'uomo sono state effettuate con cellule staminali adulte. Per questo, aggiungono, oggi occorre percorrere tutte le strade possibili della ricerca per raggiungere il prima possibile il risultato. A sostegno di questa posizione i promotori citano il parere favorevole di 95 premi Nobel, 2.400 scienziati italiani e della Commissione per l'uso delle cellule staminali per finalità terapeutiche istituita nel 2000 dall'allora ministro della Sanità Umberto Veronesi e presieduta da Renato Dulbecco. Oltre a una serie di rapporti e commissioni internazionali. Inoltre, ricordano, la ricerca sulle cellule staminali embrionali è permessa in 32 paesi del mondo tra cui: Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Olnada, Grecia, Australia, Canada, Norvegia, Finlandia e Corea del Sud. Ma non è solo la libertà di ricerca il nodo da sciogliere. I comitati promotori vorrebbero vedere riconosciuta anche la possibilità di clonazione terapeutica che, spiegano, non ha nulla a che vedere con la clonazione riproduttiva. La clonazione terapeutica, dicono, si ottiene trasferendo il nucleo di una cellula adulta (prelevata dalla pelle) in una cellula uovo da cui è stato sottratto il nucleo. Il procedimento si avvale poi di una stimolazione attraverso cui la cellula uovo comincia a produrre cellule staminali embrionali. Queste cellule verranno prelevate ed utilizzate al solo fine di studiare possibili cure. Il vantaggio di questa tecnica, sostengono i promotori, è che consente di utilizzare cellule geneticamente identiche a quelle del paziente eliminando così il rischio di rigetto.

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