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Dopo quaranta mesi rinnovato il contratto dei medici

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Schiarita, dunque, sul fronte della vertenza tra il Governo e il personale sanitario in attesa da troppo tempo del rinnovo contrattuale. La firma del preaccordo è avvenuta nella notte tra mercoledì e ieri e riguarda il primo biennio economico e il quadriennio normativo. Le parti si dovranno incontrare di nuovo per discutere del secondo biennio economico. La vertenza è ancora lungi dall'essere conclusa, ma il passo effettuato potrà risultare decisivo. La preintesa raggiunta è già una buona notizia. I rappresentanti dei medici, infatti, avevano storto la bocca quando, venerdì, avevano preso visione della proposta presentata da Palazzo Chigi. Le perplessità più grandi, stando a quanto riportato dalla Cumi-Aiss, riguardavano gli straorindari, i turni notturni e l'incentivo delle professionalità. Voci di corridoio, la scorsa settimana, avevano fatto intendere che la tanto sospirata firma del preaccordo potesse cadere proprio mercoledì, ma l'allontanamento — repentino e inatteso — delle parti stava per far saltare tutto. Poi, a tarda sera, erano le 23.45 di mercoledì, la firma, che ha posto fine a una delle più gravi vertenze sindacali. Il contratto del personale sanitario era scaduto da 40 mesi e il premier Berlusconi e il ministro della Salute Storace non hanno mai fatto mistero che, tra le priorità del Berlusconi-bis, ci dovesse essere proprio il rinnovo contrattuale. Ma la felice conlusione della vertenz ha avuto un non trascurabile strascico polemico. Il ministro del Welfare Maroni ha parlato di «follia» in riferimento all'aumento di stipendio — di 283 euro — ottenuto dai medici, invocando addirittura l'intervento del Premier. Francesco Storace ha risposto per le rime, definendo «fuori luogo» l'intervento. In Senato, tuttavia, Storace ha ricevuto i complimenti da parte della maggioranza. A felicitarsi col Ministro è stata anche la Consulta Sanità di Alleanza Nazionale. «A nome dei medici ospedalieri d'Italia — si legge in un comunicato — rivolgiamo un vivo ringraziamento al ministro della Salute Francesco Storace, che ha mantenuto l'impegno dichiarato il giorno del giuramento del nuovo governo al Quirinale, di chiudere dopo quattro anni di attesa e sofferenza il contratto nazionale dei medici ospedalieri». A sollecitare una pronta risoluzione della vertenza con il personale sanitario erano stati, nei giorni scorsi, autorevoli esponenti del mondo politico. Da Domenico Gramazio, presidente dell'Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio (che aveva posto l'accento sul ruolo delle Regioni e sulla decisività dell'intervento in prima persona di Storace per dare ai medici il dovuto, salvaguardandone così il potere d'acquisto), a Eolo Parodi, responsabile sanità di FI e presidente dell'Enpam di Roma, che aveva sottolineato quanto lo stesso presidente del Consiglio Berlusconi avesse a cuore la faccenda. Sul fronte dei sindacati, Antonio Foccillo, di Uil, aveva chiesto al Governo una «decisa accelerazione sulle vertenze contrattuali ancora aperte». E se la Cgil bacchetta il Governo, invitandolo a perseguire sulla linea segnata da Storace («Invece di dividersi anche sul contratto dei medici, si impegni a concluderlo veramente, colmando il sussistente e ingiustificato ritardo di 16 mesi per chiudere il secondo biennio economico 2004-2005»), la Cumi-Aiss e la Federmedici hanno espresso la loro soddisfazione per bocca di Gianfranco Rivellini: «Abbiamo finalmente firmato la preintesa. Il confronto è stato lungo e complesso, ma alla fine è stato trovato un accordo nell'interesse generale». A testimoniare la complessità della situazione, la rottura del tavolo delle trattative, ricomposta, stando a voci di corridoio, proprio dallo stesso Storace.

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