Buttiglione: «Gianfranco non lo capisco» Follini più cauto: «Dissento ma lo rispetto»
Ma con i suoi tre sì al referendum sulla procreazione Gianfranco Fini da oggi (anche se magari non gradirà molto) ha un alleato in più: Rifondazione Comunista. Elettra Deiana, del Prc, intervistata ieri da Radio Radicale ha infatti pubblicamente lodato il leader di An per la sua scelta mentre invece ha messo dietro la lavagna dei cattivi Prodi e Rutelli che non hanno ancora dato una risposta chiara. «Bisogna dare atto a Fini — ha affermato la deputata di Rifondazione comunista — di aver preso una posizione istituzionalmente confortante, perché la sua è una dichiarazione di partecipazione al referendum, un passo importante perché una tale dichiarazione stimola la partecipazione e il raggiungimento del quorum». Ma se quella di Fini è «una dichiarazione di voto che va nella direzione giusta», la stessa cosa «finora non è arrivata con altrettanta nettezza da parte di leader politici che fanno parte dell'opposizione e che dovrebbero essere molto più decisi». «Prodi e Rutelli — si è lamentata Elettra Deiana — giocano a nascondino, non si sono neanche esposti decisamente sul terreno democratico dell'andare a votare». Così, ancora una volta Rifondazione alza la voce e mette nell'angolo il Professore. Che oltre ad arrovellarsi sul come far digerire a Bertinotti il suo programma ora ha una preoccupazione in più, quella del referendum. Ma Fini non ha ricevuto solo i «complimenti» di Rifondazione. «Apprezzamento» per la sua scelta è arrivato anche dai Ds che con una dichiarazione di Vittoria Franco, responsabile politiche culturali del Partito, parlano di una «scelta responsabile» sottolineando come «la responsabilità dovrebbe essere il principio guida di ogni politico». Ma se il centrosinistra ha trovato un «testimonial» inaspettato per il referendum, nella Casa delle Libertà in molti sono rimasti letteralmente basiti dalla scelta di Fini. Come ad esempio il ministro per i Beni Culturali Rocco Buttiglione: «Sono sorpreso e dispiaciuto. Non riesco a capire. In molte occasioni Fini ha difeso questa legge che abbiamo fatto insieme con grande energia e anche con argomenti di elevato valore culturale. Non riesco a capire come possa aver cambiato posizione. Cercherò di capirlo. Io continuerò a difendere la mia scelta che è quella dell'astensione». Più comprensivo il leader dell'Udc Marco Follini. «Dissento dalla scelta di Fini ma la rispetto. Da parte mia non andrò a votare. Considero l'astensione una legittima opinione politica e non già indizione di una crociata». Chi invece spara a zero contro il leader di An è Alessandra Mussolini. « È inqualificabile l'opportunismo sulla pelle delle donne — attacca il segretario nazionale di Azione Sociale — Chi era in Parlamento durante le lunghe discussioni sulla legge 40 si ricorda le posizioni di tutti, in ogni circostanza. Mi domando e domando ad esempio al vicepremier Fini, che è tra coloro i quali hanno cambiato idea, ma che gente è quella che oggi ammette di aver contribuito a fare approvare una legge sbagliata? Forse quella posizione andava bene fino a qualche mese fa e ora forse non paga più?». Unica voce isolata nel ribollire delle critiche è quella del ministro all'Ambiente Altero Matteoli, suo collega di partito. «Sono contento che su un argomento come quello della procreazione il partito abbia opinioni diverse. Credo che non ci possa essere un ordine di partito tassativo. Fini ha fatto una scelta coraggiosa e An ha dimostrato di non essere un partito di caserma».