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GIANFRANCO Fini contro Carlo Giovanardi e Roberto Castelli.

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Francesco Storace indeciso. Margherita Boniver con Capezzone e i referendari. A dare fuoco alle polveri, è la presa di posizione del leader di Alleanza Nazionale che fa sapere che il 12 giugno andrà alle urne e voterà tre sì e un no (all'eterologa), attirandosi così le critiche del Carroccio e del partito di Follini. «La legge 40 - osserva il presidente di An - non è la migliore del mondo e ci sono alcuni suoi punti che possono e devono essere migliorati». Di qui la sua decisione di andare a votare tre sì e un no. «Una vittoria del sì ai referendum - è la replica del ministro Udc Carlo Giovanardi - avrebbe come conseguenza una deriva alla Zapatero». E anche dalla Lega qualcuno ricorda a Fini che la legge 40 è stata varata dal «suo» esecutivo e che votare sì è quindi «paradossale». «Io non andrò a votare - puntualizza il Guardasigilli Roberto Castelli - e ritengo che la mia sia la soluzione più coerente». Ma anche all'interno di An, non tutti gradiscono la scelta del vicepremier. E se le donne del partito fanno sapere di aver apprezzato la scelta «chiara» e «coraggiosa» di Fini, l'ex-ministro Gasparri sottolinea che si asterrà e il responsabile della consulta etico-religiosa, Riccardo Pedrizzi avverte: «se vince il sì si torna al far west». «Credo sia importante che Fini decida di andare a votare - osserva il viceministro Adolfo Urso - perchè credo anch'io alla valenza dell'istituto referendario». «Riteniamo estremamente importante - osservano invece il ministro Mario Landolfi e i parlamentari di An Andrea Ronchi e Gennaro Malgieri - che il presidente Fini abbia ribadito la libertà di coscienza: annunciamo un grande impegno in favore dell'astensione». L'annuncio del vicepremier incassa il consenso del centrosinistra. «È importante - osserva il presidente della Quercia Massimo D'Alema - che il vicepresidente del Consiglio voti ed è un fatto positivo che voti sì su fondamentali quesiti referendari». «La presa di posizione di Fini - gli fa eco il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio - è positiva e ci auguriamo che contribuisca a rendere il dibattito su un tema così delicato meno ideologico e più concreto». E il segretario dei Radicali Daniele Capezzone, arriva a paragonare la scelta di Fini alla svolta che portò alla nascita di Alleanza Nazionale. Ma le sorprese non si esauriscono con l'annuncio di Fini. Parte la campagna del comitato per il sì e alla conferenza stampa di presentazione fa capolino, tra Maura Cossutta e Giovanna Melandri, anche il ministro azzurro per le Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo. «La legge 40 - attacca il ministro - è una legge ingiusta che non tutela la salute delle donne ed è contro la ricerca scientifica».

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