FIRENZE — «Io sono stato un combattente contro Craxi, ma gli dobbiamo l'onore delle armi».
«Craxi — ha spiegato D'Alema — fu un innovatore soprattutto nella prima fase, prima dell'84, e meno nella seconda quando si ridusse a uomo di potere. E avere spento i suoi disegni innovativi in un disegno di potere è stata la sua responsabilità, la sua colpa e la sua sconfitta». Per il presidente dei Ds Craxi fu negli ultimi anni della sua vita «una figura tragica e complessa, le sue ambizioni erano tramontate e vedeva il tramonto con rimpianto». Ma la prima metà degli anni Ottanta ebbe come protagonisti anche altri uomini politici: Enrico Berlinguer e Ciriaco De Mita. «Furono tre grandi protagonisti di quell'epoca — ha detto D'Alema — perché percepirono tutti la portata della crisi. Ma i loro disegni di modernizzazione proseguirono paralleli e non si intrecciarono mai». D'Alema ha anche ricordato un incontro in particolare avvenuto con Craxi all'indomani della svolta della Bolognina (erano presenti anche Walter Veltroni e Giuliano Amato). L'incontro avvenne in un camper che D'Alema ha definito «orribile». «Al termine del colloquio — ha raccontato D'alema — Craxi cominciò a parlare malissimo del suo partito e alla fine di questo sfogo disse: "Chissà se avessi potuto guidare un partito come il Pci, un partito vero, cosa avrei potuto fare"». Al dibattito a Firenze è intervenuto anche Ciriaco De Mita, l'ex leader della Dc negli anni '80. «Non mi sono mai accorto che Craxi fosse portatore di un disegno istituzionale, almeno nella sua politica di governo — ha ricordato — Non gli interessavano le riforme istituzionali ma voleva fare del Psi il partito di maggiore equilibrio politico del paese, per decidere poi se allearsi con la Dc o con i Comunisti». De Mita ha poi ricordato che il rapporto con Craxi e i socialisti fu all'inizio di «assoluta diffidenza», salvo poi migliorare un po'. «Craxi non mi diceva bugie, eccetto quella della staffetta: per metà legislatura governo io, l'altra metà tu. E anche quella che lui voleva fare un governo per le riforme istituzionali, perché non fece né l'una né l'altra».