di LAURA DELLA PASQUA È DI nuovo alta tensione tra la Confindustria e il governo.

L'azienda torinese secondo il giornale della Lega sta perseguendo la strategia di delocalizzare la produzione all'estero usufruendo al tempo stesso degli aiuti pubblici come la cassa integrazione. Un articolo chiaramente strumentale che punta a mettere il numero uno della Fiat e presidente della Confindustria sotto pressione. La Lega, sul suo giornale, chiede polemicamente a Montezemolo di dire «quale è il numero di auto che intende produrre in Italia e quanta gente intende occupare. Poi magari potrà continuare - è questo il monito - a dare le consuete lezioni di economia politica al governo». Non solo. Ieri il ministro leghista al Welfare, Maroni, ha fatto un'analisi spietata: «Se le vendite della Fiat sono diminuite vuol dire che non è in grado di competere. Quando si fanno prodotti che non si riescono a vendere, poi i nodi vengono al pettine». Ma in serata MOntezemolo è corso ai ripari dicendo di aver avuto un chiarimento con Maroni che ha ordinato un'Alfa Romeo. Insomma le truppe cammellate della Lega sono accorse a difesa di Berlusconi mettendo allo scoperto la strategia di Montezemolo. È proprio questo il punto. Palazzo Chigi è sempre più irritato dalle critiche confindustriali. Prima le punture in piena crisi di governo con Montezemolo che incalzava Berlusconi rimproverandogli di non occuparsi abbastanza dell'economia, poi l'attacco frontale sul contratto degli statali e il richiamo giornaliero sulla situazione dei conti pubblici. «Troppi rimbrotti ma cosa vogliono a viale dell'Astronomia? Non si accontentano mai» si sarebbe sfogato Berlusconi con Letta. Una domanda retorica perché il premier sa bene a cosa punta Confindustria, o meglio cosa vuole Montezemolo. Il presidente degli industriali sarebbe in difficoltà all'interno di Confindustria. All'ultima riunione di giunta sarebbe emerso un certo malessere soprattutto da parte della media impresa che lamenta la mancanza di risultati della politica fin qui adottata da Montezemolo. Di qui il tentativo del presidente di Confindustria di mettere sotto pressione il governo con continui attacchi per strappare almeno l'abolizione dell'Irap e consegnarla alla platea degli industriali nel consueto appuntamento con l'Assemblea del 25 e 26 maggio. La popolarità di Montezemolo si starebbe offuscando. La crisi senza sbocco della Fiat, la ricerca senza esito di un partner per la casa torinese, i conti della Ferrari che vanno male e poi la ridda di voci sull'ipotesi di un impegno politico per le prossime elezioni, visto da molti imprenditori come un disimpegno dalle questioni confindustriali. Inoltre si fanno sempre più insistenti le indiscrezioni su una possibile fuoriuscita di Montezemolo dalla plancia di comando della Fiat. Questo malessere all'interno della Confindustria sarebbe stato all'origine della diaspora delle imprese dei servizi di Confimprese (associazione con 65 tra i più importanti marchi della distribuzione da Pam a Coin) che hanno aderito alla Confcommercio. E altre aziende sarebbero pronte a lasciare a cominciare da quelle immobiliari.