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Partito unico, An cerca una linea

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Il partito unico continua a dilaniare Alleanza nazionale. E quasta volta non è più solo una questione di correnti. Sinora, infatti, era stata soprattutto la componente poi disciolta di Destra sociale (Alemanno e Storace) a sollevare dubbi sulla nuova aggregazione politica. Insomma, la destra si interroga sull'iniziativa di Silvio Berlusconi. Per l'ex ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, «il partito unico richiede un percorso che probabilmente non potrà essere completato entro dodici mesi e comunque nasce come patto federativo aperto tra i partiti». Ma il responsabile organizzativo del partito, Italo Bocchino, avverte: «In una prima fase si può dar vita ad una federazione. In una seconda fase, successiva all'approvazione di una nuova legge elettorale che ci porti a un bipolarismo più netto, si può andare verso il partito unico». più netto il giudizio di Publio Fiori, vicepresidente della Camera: «Non entrerò in un eventuale partito unico perché non ritengo di poter aderire ad una operazione politica che, per raggiungere l'obiettivo della unificazione, dovrà necessariamente imporre ai partiti della Cdl la rinuncia al proprio soggettivismo giuridico e politico, all'identità storico-culturale e ai valori di riferimento». «Per far coesistere unitariamente i tanti e diversi partiti della Cdl - aggiunge il parlamentare di An - sarebbe inevitabile una rinuncia o un pesante annacquamento su identità e valori, con la conseguenza che ci ritroveremmo con un soggetto che, sotto lo slogan della libertà, nasconderebbe vuoto ideale e relativismo etico-politico tali da trasformarlo in un "partito radicale di massa". A meno che non si abbia il coraggio di assumere una precisa configurazione ideale e politica quale quella del Ppe, lasciando fuori chi non si riconosca in questa grande tradizione democratica». «Comunque - conclude Fiori - su questi temi di fondo non si possono assumere decisioni a maggioranza; tali scelte, pertanto, non potrebbero vincolare gli iscritti ai singoli partiti che non si riconoscono nella nuova aggregazione». Ma anche dentro Forza Italia il dibattito è aperto. La vicecapogruppo alla Camera Isabella Bertolini sottolinea: «Il premier Berlusconi, come al solito, guarda al futuro prima e meglio degli altri. Il partito unico del centrodestra è una scelta indispensabile per costruire quel bipolarismo di cui il Paese ha bisogno». Ma Giuseppe Gargani, responsabile giustizia degli azzurri, avverte: «Per ottenere una forte aggregazione tra i partiti della CdL dobbiammo preliminarmente rafforzare il riferimento di Forza Italia ad un valore europeo forte come il Popolarismo, e coinvolgere poi le altre espressioni politiche, sino a determinare una struttura unitaria. È questo il processo corretto da seguire, e non la pretesa di creare un partito unico indistinto ed astratto, scegliendo poi un ancoraggio europeo». Nuovo stop arriva anche dall'Udc. Il vicesegretario nazionale del partito, Mario Tassone, spiega che «l'ipotesi prospettata circa il partito unico è impraticabile, ma si deve ricomporre una vicenda politica nel nostro Paese che veda quali protagonisti i partiti, visti come momento di mediazione tra società reale ed Istituzioni».

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