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L'Unione prova a mettersi d'accordo

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A piazza Santi Apostoli, nei locali dove Romano Prodi ha allestito il suo quartier generale, i leader dell'Unione si confronteranno per dare avvio alla fase più delicata e anche più concreta dell'alleanza, dopo che per mesi è stato evocato, rivendicato, questo momento della definizione di un programma che riesca a mettere tutti d'accordo, da Mastella a Bertinotti. Oggi si verificherà la proposta della «cabina di regia», lanciata da Prodi il 3 maggio con un lettera a tutti i segretari del centrosinistra. Il Professore in quell'occasione aveva detto di voler coinvolgere tutti (partiti ma anche associazione e movimenti) nel programma «utilizzando al meglio il grande contributo» che sta dando il lavoro della Fabbrica, installata sulle colline bolognesi, per una «fase di ascolto» della società civile e creando, al contempo, una struttura di comando per i partiti in modo che «ogni forza politica dia il suo contributo e si senta vincolata all'attuazione dei punti programmatici stabiliti». Nell'idea del candidato leader dell'Unione, quanto si quaglierà nella cabina di regia e nella Fabbrica verrà portato più in là ad una grande «assemblea programmatica» (si pensa all'inizio del 2006) che avrà il compito di definire il programma vero e proprio. Un percorso che sulla carta sembra lineare ed ha riscosso il consenso degli alleati, ma che in concreto comporta un lavoro innanzitutto di scelte tra opzioni diverse e poi di scrematura, limatura, inclusione, esclusione. È probabile, come prospetta qualche esponente del centrosinistra, che a fianco della Fabbrica, luogo in cui si sta facendo una prima istruttoria, e a fianco della cabina di regia, luogo dove si gioca la vera partita, ci siano tavoli tecnici con il compito di ricercare la soluzione più soddisfacente ai possibili contrasti politici. Per ora si guarda alla «cabina di regia» e già dal vertice si capirà se questa idea prodiana funzionerà. Questa struttura, intanto, è stata ideata per bloccare sul nascere le fibrillazioni che stavano prendendo piede tra i partiti che non hanno visto di buon occhio il fatto che il Professore facesse funzionare solo la cosiddetta Fabbrica. Uno dei critici più espliciti è stato Fausto Bertinotti che aveva definito quel luogo di incontro e di ascolto un luogo in realtà di «scarsa democrazia» perché verrebbero esclusi i partiti e, in particolare, la sinistra antagonista. Prodi, che ha incontrato la sinistra radicale il 6 maggio, è riuscito a bloccare queste critiche assicurando che dell'apporto di questo settore della coalizione che va dal Correntone Ds al Prc e ai movimenti si terrà conto. Oggi, quindi, è probabile che Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio vadano all'appuntamento con animo ben disposto, anche se la loro «vis polemica» in questi giorni si è spostata sulla vittoria di Tony Blair. La sinistra radicale considera quella di Blair una sconfitta mascherata perché ha perso seggi e invitano Fassino e Rutelli, che avevano avuto parole di plauso per il premier britannico, a non pensare di seguire la sua politica. «È suicida puntare su Blair e non su Zapatero», ha ribadito Franco Giordano che se l'è presa con i commenti positivi alla politica del premier inglese di Giuliano Amato e Massimo D'Alema accusati di avere «una vocazione a perdere consensi». Giordano, alla vigilia del vertice, ha rinnovato la richiesta del Prc di varare un programma che «non attui il modello di Blair» e sia «in sintonia con quanto si è espresso nella società e nei movimenti, a partire dai pacifisti e no global». Siamo alla pretattica, in una giornata dove, peraltro, gli altri alleati hanno scelto di non infiammare la vigilia. Un battagliero e polemico Paolo Cento, per esempio, si è detto fiducioso sulla possibilità di Prodi di «trovare la sintesi ascoltand

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