Casini: «Se c'è dissenso cambiamo leader»
Fuga in avanti del presidente della Camera: «Lo fa Blair, non vedo perché noi ci scandalizziamo»
O quasi. Di certo quelle pronunciate ieri dal presidente della Camera sembrano parole un po' avventate. Quasi un lapsus freudiano mascherato, che svela in parte le ambizioni del bel Pier di voler assumere la leadership della Cdl scalzando il Cavaliere. Ma che cosa ha detto Casini? Un po' cripticamente spiega: «In Gran Bretagna nessuno evoca ribaltoni, spettri di ribaltoni nel momento in cui a poche ore dal voto la leadership di Blair sembra già vacillare». Giusto, perché allora parlare di ribaltoni se si cambia Berlusconi? «Tony Blair - osserva ancora Casini - è un leader intelligente e, dopo qualche ora, nella patria del bipolarismo e della rigidità istituzionale c'è già la possibilità che debba abbandonare il campo perché c'è un dissenso nel suo partito». Casini fa riferimento alla vicenda britannica osservando che quella «è la dimostrazione che quando ci sono questioni politiche esse prevalgono o rischiano di prevalere al di là dell'assetto istituzionale». Parla di Gran Bretagna il presidente della Camera, ma pensa chiaramente all'Italia. Non è un caso, infatti, che poche parole più avanti Casini sottolinei: «Credo che non bisogna indulgere nella tentazione di scaricare questioni politiche sulle istituzioni; nessuna riforma delle istituzioni, neanche la migliore e non è il caso di questa, potrà risolvere le questioni politiche che sono sul tappeto». E conclude poi, come a voler fugare dubbi: «Quanto sta avvenendo in Gran Bretagna è molto interessante non solo per l'accademia ma anche per la politica». Insomma, Casini si rifà avanti. Proprio venerdì scorso il presidente della Camera aveva spiegato: «Voglio dire con chiarezza che il tema di cui si parla per quanto mi riguarda non esiste né come possibilità né come disponibilità». Ma lo stesso Casini non ha chiarito quando parla di possibilità e di disponibilità a chi né a cosa si riferisca. «Così come riferita - spiega un big di Forza Italia - non si capisce se vuole dire che si tira indietro. Oppure se afferma che la sua candidatura non è possibile per l'indisponibilità di Berlusconi a farsi indietro». Insomma, un doppio senso o un equivoco che almeno dalle parti del Cavaliere non ha fugato i dubbi. Tanto è vero che, nella stessa occasione, Casini aveva aggiunto un'altra frase che non ha dissipato le perlessità nell'entourage del premier. Il presidente della Camera, sempre alla fine della scorsa settimana, aveva detto: «Faccio il mio lavoro e spero di farlo bene fino al termine della legislatura». Fino alla fine della legislatura, il che non smentisce che possa essere il candidato premier per quella successiva. Berlusconi non vuole dare troppo peso a queste frasi. E preferisce restare a quello che in privato si sono detti lui e lo stesso Casini in almeno un paio di occasioni. Una prima volta nell'autunno scorso, quando in un pranzo nell'ufficio di Casini, Berlusconi chiese apertamente che cosa i suoi alleati avessero intenzione di fare da grandi. E stando proprio al racconto del Cavaliere, mentre Follini avrebbe risposto di voler continuare nel partito, il presidente della Camera avrebbe ribadito di voler fare quello che sta facendo. Rassicurando, dunque, il premier di non muovere nulla per procedere alla sua sostituzione. Racconto che poi lo stesso Casini avrebbe riconfermato di recente. Ma le affermazioni di ieri sembrano procedere diversamente.