Unione al governo, trionfo dell'inutilità

O forse ci è tornata. Dopo l'ondata di vittorie del centrosinistra nelle scorse elezioni Regionali, nelle stanze degli assessorati sparsi per la Penisola spira un vento sessantottino. Come negli anni Settanta infatti spuntano nomi immaginifici, improbabili, fantastici per nuovi incarichi. Nomi da cartoni animati, da fiabe, deleghe inventate di sana pianta, compiti visionari, mansioni dal titolo sognante. Segno del tempo che cambia, per esempio, è l'abbondanza di deleghe «per la pace». Anche se non è chiaro che cosa in concreto le Regioni possano fare per la concordia del mondo, sono ben tre i presidenti che hanno assegnato la delega contro la guerra: Mercedes Bresso, che guida adesso il Piemonte, Maria Rita Lorenzetti, appena riconfermata al timone dell'Umbria, e Nichi Vendola, il vulcanico nuovo leader della Puglia. Già, Vendola. Sicuramente a lui va l'oscar della fantasia. Ha istituito infatti un assessorato alla Cittadinanza attiva, uno alla Solidarietà e uno al Mediterraneo. Sono in tanti che si sono dati compiti di politica estera, una delle poche materie non devolute. Certo, mai nessuno ha toccato i livelli del presidente della Toscana, Claudio Martini, il governatore no global, che ha imposto l'assessorato al Perdono, il cui ruolo sembra essere un mistero anche al diretto titolare. Antonio Bassolino, presidente della Campania, per non sentirsi da meno, ha voluto che un suo assessore si occupasse del Tempo libero dei suoi concittadini. Mentre la Bresso s'è sbizzarrita in tutti i campi. Ha voluto che una sua delegata si impegnasse attivamente per lo Sviluppo della montagna. E per par condicio ha realizzato una delega alla Flora e alla fauna. Infine, un po' a sorpresa ha insistito perché un componente della sua giunta sia impegnato sul Federalismo, sarà un Calderoli in salsa piemontese. Si è mantenuto sul classico invece Vasco Errani, riconfermato presidente dell'Emila Romagna. Anche se si è concesso una piccola divagazione, istituendo un ufficio che esamina i progetti per i rapporti con i cittadini. Ambiente, cittadini, società, lavoro: i temi sui quali si sono scatenati i nuovi presidenti di sinistra sono quasi sempre gli stessi. Per esempio, Maria Rita Lorenzetti, presidente di ferro dell'Umbria, ha voluto un gabinetto ad hoc per la Sicurezza dei luoghi di lavoro. Ma ha pensato che fosse necessario anche che qualcuno si preoccupasse delle ore liete. Ecco spuntare perciò una delega alle grandi manifestazioni. Nella vicina Marche, il neo presidente, Gian Mario Spacca ha invece istituito una sorta di delega alla lottizzazione. Proprio così, o quasi. Ha infatti costituito una delega precisa alle «nomine». D'ora in poi sarà compito suo scegliere chi piazzare e dove. L'avesse fatto qualcuno di destra si sarebbe gridato alla barbara occupazione del potere. Non soddisfatto ancora ha preteso che un suo incaricato lavorasse per l'«ordinamento dell'informazione» (una roba che puzza un po' di minculpop) e alla «previdenza complementare e integrativa». Ma nelle Marche ci sarà anche un assessore che opererà a favore della Veterinaria e uno a sostegno della Zootecnia. In Abruzzo c'è stato poco spazio. Il neopresidente Ottaviano Del Turco ha mantenuto per sè ben 17 incarichi. Tra questi, non c'è dubbio, saranno determinanti per i destini degli uomini quello per «qualità della normazione regionale di iniziativa e competenza della Giunta», quello per le «relazioni con gli abruzzesi all'estero». E ha preteso che un suo assessorre avesse la delega alla «Sussidiarietà verticale» che certamente cambierà le abitudini degli abruzzesi (quelli che sono rimasti in Abruzzo e quelli che si sono trasferiti all'estero). Infine, il caso Calabria. Qui nessuna novità nei nomi, ma una di sostanza. Il neopresidente Agazio Loiero, esaurite le poltrone da assegnare, ha deciso nominare ben tre sottosegretari alla presidenza (uno in più di Berlusconi). Per loro, ovviamente, lo stipendio è equiparato a quello degli assessori. in Calabri