Ma il bel Pier «mister 50.000» non corre rischi
Lui è Pier Ferdinando Casini, bolognese doc, presidente della Camera, eletto nel 2001 nel collegio numero 32 della circoscrizione Lazio 1 (quello che raccoglie i comuni di Anzio, Ardea, Nettuno e Pomezia). Oggi Casini, nonostante le continue smentite, è in pole position per succedere a Berlusconi al vertice della Cdl (anzi, del partito unico) e, ci scommettiamo, il collegio elettorale è l'ultimo dei suoi pensieri. Nonostante tutto i dati che arrivano da Roma, gli permettono di dormire sonni tranquilli. Confrontando i risultati delle politiche del 2001 con quelli delle ultime regionali, infatti, il presidente, in prospettiva 2006, può contare su una «scontata» rielezione. Quattro anni fa finì 56.082 preferenze a 37.361 (quelle raccolte dal candidato del centrosinistra Angelo Capriotti). Lo scorso 3 e 4 aprile il centrodestra ha superato nuovamente quota 50.000 (esattamente 50.651) mentre il centrosinistra si è fermato ad un più modesto 36.388. Insomma l'unica preoccupazione per Casini arriva proprio da quei 6.000 voti in meno che però, stando sempre ai dati, coinciderebbero con una sostanziosa crescita dell'astensionismo. Certo è che solo un «terremoto elettorale» potrebbe invertire a favore dell'Unione il gap di 13.000 voti. Per «mister 50.000» si annuncia l'ennesima conferma. Eletto deputato nel 1983 (a 28 anni) nelle liste della Democrazia Cristiana Casini si mette in evidenza nel 1987, quando, giovane pupillo del doroteo Tony Bisaglia, vince nella sua amata Bologna superando le 50.000 preferenze e mettendosi alle spalle, con coda polemica, un certo Beniamino Andreatta. Da allora il presidente non ha perso un colpo. Confermato nel 1992, nel '94, nel '96 e nel 2001 sullo scranno della Camera. Con due parentesi europee nel 1994 e nel 1999. Un curriculum di tutto rispetto che potrà arricchirsi di un nuovo successo: le politiche del 2006, magari, come Presidente del Consiglio.