AUTHORITY TLC
In realtà l'indicazione ufficiale era stata fatta, dall'allora ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, «solo» lo scorso 18 aprile, ma la «vecchia gestione» era già scaduta alla mezzanotte del 9 marzo. In mezzo una serie interminabile di problemi, politici e non, che hanno prolungato l'attesa. Il primo scoglio addirittura il giorno prima dell'indicazione ufficiale legato al fatto che i componenti dell'Autorità erano stati sì nominati, ma due commissari, Sebastiano Sortino e Nicola D'Angelo, erano stati indicati nelle commissioni sbagliate. Poi è stata la volta della polemica legata alla vicenda del ricorso respinto dal Tar del Lazio, di cui Calabrò era presidente, sulla denuncia che riguardava la raccolta delle firme di Alternativa Sociale. Passata la burrasca elettorale è tornata in primo piano la contrattazione politica. Più volte le Commissioni hanno tentato di mettere all'ordine del giorno il voto sul presidente, tentativo vano senza l'accordo dell'opposizione visto che la ratifica avviene a due terzi. Una volta sbloccata la situazione, ci si è messa la crisi di governo. Ora, finalmente, la nomina ufficiale (anche se, prima del voto definitivo, la Camera ha dovuto procedere allo «scambio» tra Sortino e D'Angelo). Con Calabrò, 70 anni, magistrato, originario di Reggio Calabria, l'Autorità è finalmente al completo (gli altri componenti sono Enzo Savarese, Sebastiano Sortino, Gianluigi Magri, Nicola D'Angelo, Michele Lauria, Giancarlo Innocenzi, Roberto Napoli e Stefano Mannoni). Soddisfazione per la nomina è stata espressa da Presidente della commissione Lavori Pubblici del Senato Luigi Grillo, dal presidente dei senatori di An Domenico Nania e dal sottosegretario alle comunicazioni Paolo Romani. Ora per Calabrò inizia un periodo di duro lavoro. Sul tavolo, molte questioni aperte: dal via libera alla separazione contabile della Rai al calcolo del Sic, al sistema integrato delle comunicazioni e alla par condicio.