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«Siete solo disfattisti e pessimisti»

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Berlusconi parte all'attacco della sinistra. E annuncia: «Non illudetevi, non avete la vittoria in tasca»

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Piano piano, pesando le parole e seguendo sempre i fogli scritti. È andato avanti così, per cinque minuti buoni. Il tono era lo stesso di martedì, un po' dimesso. E lui, Silvio Berlusconi, era tutto rivolto verso la maggioranza. Poi aveva preso a rispondere alle critiche del centrosinistra, alle critiche sul ruolo dell'Italia nel contesto europeo. E dai banchi dell'Unione sono partiti i soliti «buuu» di rito. Quindi, quel coro è diventato più forte, quasi sommergeva le parole del premier. E allora lui s'è girato verso l'opposizione ed è partito a testa bassa. Attacco frontale. Come sempre, nei momenti di difficoltà, il Cavaliere parte all'assalto dell'opposizione e rinsalda il centrodestra. Il premier parte dai giornali: «Non vedo nei media degli altri Paesi lo stesso pessimismo o lo stesso disfattismo che c'è nei media italiani». Invita l'opposizione a non continuare a dire che va tutto male «altrimenti le profezie finiscono per avverarsi. Non si raggiungono buoni risultati con il pessimismo. La sinistra - spiega il premier - non si illuda di avere la vittoria in tasca. Gli italiani hanno buonsenso, sanno che dominate nei media e nella magistratura. Quindi non vorranno dare a voi anche il governo, perché la democrazia si fonda su pesi e contrappesi e saprebbero che non ci sarebbe più democrazia piena». Ma la sinistra esplode. Fassino fa il gesto come dire «ma vaff...». Roberto Barbieri, sempre Ds, ride, scherza, si alza e si mette le mani nei capelli. Maura Cossutta (Pdci) urla. Un deputato della Margherita grida: «Non siamo pessimisti, sei tu che porti sfiga». Tutto l'emiciclo sinistro diventa una curva da stadio. Il presidente della Camera prova a riportare la quiete: «Un po' di civiltà non guasta», dice rivolto all'opposizione. Berlusconi riprende la parola: «Presidente, non si preoccupi per me, io sono abituato al clima da stadio». Ma il Cavaliere ne ha per tutti. Per le parti sociali: «Devono assumersi le proprie responsabilità per il rinnovo dei contratti». Per la sinistra sinistra: «Gli italiani hanno tanto buonsenso e sanno bene che c'è una egemonia culturale della sinistra da decenni. Sanno bene che voi dominate nelle scuole, nelle università, nelle tv, nei giornali, nella magistratura, nelle procure, nella Corte Costituzionale (11 a 4) e mi fermo qui. Quindi non vorranno dare a voi anche il governo e la maggioranza parlamentare, sono saggi e sanno benissimo che non ci sarebbe più piena democrazia ma una democrazia minore perché una democrazia vera si forma sul sistema dei pesi e contrappesi». Ammette di sfuggita che effettivamente c'è chi fa fatica ad arrivare a fine mese ma avverte che il governo «rispetterà il patto preso con gli elettori con il "contratto con gli italiani": lavoreremo in questo anno di governo per arrivare alla fine della legislatura avendo rispettato tutti gli impegni, nessuno escluso. Proseguiremo lungo la strada che abbiamo intrapreso». E ammonisce: «La sinistra non si illuda di avere la vittoria in tasca. Noi vinceremo come abbiamo già vinto nel 2001». Ma il Berlusconi di ieri è davvero in grande forma. Spiega che lui non è mai stato «un monarca assoluto» nella coalizione e che i partiti «che più parlano di ideali sono quelli che chiedono più posti». Dice che lui è l'unico leader che c'è. E sottolinea che per sè non vede un futuro su una «panchina di lusso» che non è però posizionata sul Quirinale. Il suo «sogno», ribadisce con energia, è il partito unico, non certo un settennato al Colle. Intanto c'è un anno davanti. Un anno straordinario, dice. E a imprenditori e sindacati chiede una forte assunzione di responsabilità nello sforzo corale per far uscire il paese dalle secche dello stallo. Mentre il governo - spiega in aula a Montecitorio - continuerà a fare la sua parte per mantenere i conti pubblici in ordine come e addirittura meglio di tanti altri partner europei. Alla fine ottiene la fiducia, 334 i sì.

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