Rutelli-Prodi, la pace dei fratelli-coltelli
Attacco al governo: «Per rilanciare lo sviluppo ha fatto saltare le regole e piegato i sindacati»
La tregua nella Margherita è stata sancita ieri nella sala dei Cinquecento del Lingotto a Torino dove si è svolta la conferenza programmatica di Dl. Il Professore è arrivato puntuale alle 15 — con Arturo Parisi al suo fianco e accompagnato dalla candidata alla presidenza della regione Piemonte, Mercedes Bresso — e se ne è andato alle 18 dopo aver ascoltato per quasi un'ora i problemi dei lavoratori Fiat che hanno voluto incontrarlo. Ma è stato in quel parlottare a tu per tu con Rutelli durante le varie sessioni di dibattito, nelle strette di mano e negli abbracci, insomma in tutta la coreografia della giornata, che si è colto il clima più disteso rispetto alle ultime settimane. Il Professore parla quasi un'ora, attacca il governo senza fare sconti, rilancia insieme welfare e sviluppo e alcune parole d'ordine care all'Ulivo, provocando le reazioni della CdL: «Capisco che sono molto nervosi — dice alla fine mentre è già in macchina — ma il 27 febbraio lo saranno ancora di più», cioè quando sarà costituita ufficialmente la federazione dell'Ulivo con un'assemblea che nominerà anche gli organismi dirigenti e Prodi presidente. «Non ho chiamato qui il notaio e chiedo scusa», dice Prodi incassando uno degli applausi più forti quando parla di programma e dice che «da oggi comincia il grande lavoro per la sua costruzione». Prodi descrive la sua fabbrica «un nome un po' retrò, ma tanto simpatico», per quel capannone «né brutto né bello» subito fuori Bologna, dove per un anno ascolterà cittadini e categorie e sociali. Con un primo incontro, fissato tra pochi giorni, con un titolo evocativo che piace alla platea: «Mettere su famiglia» sui problemi dei mutui, dei costi, con esperti che discuteranno e porranno problemi per risolverli «con il concorso di tutti». Ma Prodi tiene a precisare che per arrivare a questo bisognerà fare un lavoro duro «non teorico, offrendo soluzioni, non facendo delle critiche». Ma per costruire il programma, ed è questo il secondo messaggio, «non vanno nascosti i problemi. Ci sono state settimane tumultuose, ma ora abbiamo risolto i problemi e siamo in vantaggio rispetto a chi non lo ha fatto». È welfare-sviluppo-industria il perimetro entro il quale il leader traccia il suo disegno e lancia i suoi slogan: «Per noi la sanità non è solo un costo, ma uno strumento di sviluppo, un settore economico con grande valenza sociale perché crea non solo profitto ma anche lavoro, benessere e salute». E sul rilancio dell'industria, Prodi soddisfa le attese del vicepresidente della Confindustria, Andrea Pininfarina, seduto in platea. «Il nostro programma sarà proiettato a sostenere lo sviluppo industriale, modernizzare, forzare il cambiamento senza abbandonarlo». Ma è al governo che il leader della Gad riserva i suoi affondi più duri. Un governo «che ha una dottrina economica ante-guerra. Ha pensato, per rilanciare lo sviluppo, di mollare le briglie, far saltare le regole e piegare i sindacati». «Un ottimo intervento», commenta Rutelli che, a chi gli chiede se dunque regga la tregua con Prodi, risponde: «Ma che tregua! I rapporti sono ottimi, il clima è perfetto, veramente perfetto».