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«ILLUSTRE Presidente, della "Relazione di minoranza sull'attività istruttoria svolta sull'operazione ...

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Davvero non c'è limite alla fantasia dei commissari! Quando me l'hanno segnalato, ho pensato ad un errore o ad uno scherzo. Ma quando, incredulo, ho sfogliato il fascicolo ho scoperto che era proprio vero. Vero, intendiamoci, che ci fosse scritto così, non certamente, quello che c'era scritto. È anche vero che l'affermazione viene tratta da uno di quei report che gli stessi commissari si preoccupano di definire «inverosimili e generici», ma intanto sta lì, bella e stampata, in un documento ufficiale della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Un modo surrettizio e subdolo di raccogliere e rilanciare una insinuazione falsa e calunniosa, infame. Non credo, per la verità di dover spendere molte parole per smentire una falsità così evidente e assurda, perché a smentirla ci sono tutte le annate della collezione del giornale: quintali di carta stampata che, per fortuna, non scolorisce neppure col bianchetto. Ciò che è scritto, è scritto e impresso per sempre, senza tema di smentita. E tutto è stato scritto negli anni ad opera di fior di giornalisti, di decine di redattori che fortunatamente hanno la memoria sveglia e che di quegli anni e di quel clima conservano limpido e sicuro il ricordo. Come dei fatti, che hanno sempre seguito e raccontato con onestà, con la passione del mestiere, ma anche con un forte impegno civile, nel rispetto delle Istituzioni e dello Stato e con quell'amor di Patria che ha sempre caratterizzato la linea del giornale. Ma siccome in quegli anni ero io il Direttore de Il Tempo, non posso rinunciare ad una smentita formale anche per evitare strumentalizzazioni o speculazioni di sorta. Non vorrei che un giorno, magari lontano, qualcuno raccogliesse questa insinuazione per accreditarla con la scusa, come spesso succede, che in fondo «non era stata neppure smentita...». E allora, scrivo a lei, caro Presidente, per dirLe in coscienza e con assoluta chiarezza che nulla è più inverosimile e irreale di quella malignità. Nel senso letterale del termine: una cosa fuori dal mondo. E nulla di più insensato, aberrante, e falso, perché impossibile. Lo lasci dire a me che ho fatto il direttore a tempo pieno, collega tra i colleghi, in redazione come in tipografia, tutti i giorni dell'anno, festività comprese. Impossibile non accorgersi che qualcuno «usasse», o tentasse di usare, il giornale. E poi per il KGB! In quel giornale, già allora, negli anni '70, sapevamo bene quello che tanti altri hanno scoperto con anni o decenni di ritardo, anche se, adesso, pretendono di insegnare anche a noi quei principi liberali nei quali allora non sembrava avessero la stessa fiducia che dicono di avere oggi. Una favola, perciò, quella «voce del report fuggita», nel senso che i dizionari attribuiscono a questa parola: una fantasia, una bugia, una panzana; alla romana, una balla. Che non è degna perciò di figurare agli atti di una Commissione parlamentare. Neppure come voce o insinuazione. A me compete il dovere di questa smentita. A Lei chiedo la cortesia di assumerla agli atti della Commissione, grato se la porterà a conoscenza dei commissari, a cominciare da quelli di minoranza. ChiedendoLe scusa per il fastidio, e ringraziandoLa per la comprensione, La prego di gradire i miei più cordiali saluti». Gianni Letta Sottosegretario alla presidenza del Consiglio

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