«Nessuna risposta a quei due»
Lo afferma in una nota il presidente della commissione lavori pubblici e comunicazioni del Senato, Luigi Grillo, secondo cui «il livello al quale si è giunti, per la mancanza di argomenti, è eloquentissimo. Anche per porre fine a questo scadimento, si conferma sempre più la giustezza della posizione del Presidente del Consiglio che ha fatto presente che sarà l'Aula a rimediare. È poi il caso di sottolineare la grande mobilitazione demagogica che è stata imbastita: c'è da chiedersi se il disegno di legge sia mirato alla tutela del risparmio o, piuttosto, al tentativo di mettere sotto tutela la Banca d'Italia». Un esempio per tutti è l'insistenza con la quale si parla di mandato a vita del Governatore e si assimila la carica a quella del Papa. Il mandato del Governatore è a tempo indeterminato: cosa ben diversa, sotto il profilo giuridico, istituzionale e di fatto». Quanto alla concorrenza bancaria, per Grillo, «non esiste, anche nel campo politico, una sola seria riflessione sul tema: la concorrenza è strettamente legata alla stabilità. Ciò è dimostrato da basi teoriche ed evidenze empiriche finora da nessuno contestate. Sul piano fattuale, nel decennio scorso la concorrenza nel sistema bancario è significativamente aumentata: è spiegato, fra l'altro, dal fatto che all'aumento rapido della produttività non è seguito un accrescimento dei profitti, anzi la profittabilità è diminuita. Nelle 700 istruttorie condotte, dall'epoca dell'approvazione della legge ad oggi, in materia di tutela della concorrenza non vi è stato un solo caso di dissenso tra Banca d'Italia e Antitrust». Per tutte queste ragioni, si domanda il senatore di Forza italia, «qual è, allora, la ratio di sottrarre la tutela della concorrenza alla Banca d'Italia? È mai pensabile che il trasferimento coincida con gli interessi nazionali? Si vuole sbaraccare tutto e aprire agli interessi stranieri? È questo il fine recondito? Di qui si ritorna al punto di partenza: per fortuna c'è l'Aula della Camera e c'è tutto il percorso da compiere al Senato.». Intanto il voto dell'altro giorno registra il primo pentito. È Vincenzo Visco, economista dei Ds, che confessa al Corriere della sera: «Ho votato (contro Fazio, ndr) solo per disciplina di partito».