D'Amato farà il Bossi del Mezzogiorno

Silvio Berlusconi, quando vuole, sa essere davvero convincente. E l'altra sera, a Palazzo Grazioli, sembrava ispirato: cena a due, Berlusconi al centro del ring, D'Amato all'angolo, stordito da mozzarelline di bufala e lusinghe politiche. Dopo aver sfamato Lecciso e Bud Spencer, Berlusconi ha provato in tutti i modi a saziare Antonio D'Amato e a convicerlo ad accettare la candidatura della Cdl in Campania. Ma prima ha dovuto esorcizzare la frustrazione di D'Amato per la grigia gestione di Confindustria, l'insicurezza di mollare l'azienda, la paura di perdere sotto di Bassolino, il governatore uscente. E alla fine il premier ha raccolto i frutti del martellamento psico-gastronomico: «Ok, accetto, però...». «Antonio, credimi, ce la puoi fare, accetta la candidatura in Campania», gli ha ripetuto Silvio. E Antonio: «Sei il solito ottimista». E l'altro, a sorpresa, gli ha servito un foglio come fosse un paté d'anatra appena sfornato: «Guarda, questo è il sondaggio che ti dà in vantaggio...». I dati in realtà non sono favorevolissimi. D'Amato sarebbe leggermente in vantaggio nel confronto diretto con Bassolino, ma le liste del Polo sono indietro di circa otto punti rispetto alla Gad. Ma, ed è questo il ragionamento di Berlusconi, per le Regionali esiste in voto disgiunto: dunque, c'è la possibilità di pescare anche oltre l'elettorato attuale del centrodestra, soprattutto se, come sembra, D'Amato presenterà un listino personale aperto alla società civile. E anche su questo aspetto il Cavaliere ha promesso pieno sostegno, mentre aveva stoppato l'iniziativa analoga di Formigoni in Lombardia. Sull'imprenditore che proviene da Arzano, Berlusconi ha un progetto ampio, quello di paladino del Sud, di difensore delle istanze del Meridione. Un profilo politico che oggi la Cdl non ha, carenza che ha più volte lamentato uno dei maggiori consiglieri del premier, Giulio Tremonti, il quale, non a caso, ha lanciato nei mesi scorsi la proposta di una «banca del Sud». E per quel profilo occorre un esponente del mondo economico, che infatti sappia interpretare il riscatto del Mezzogiorno: «Antonio, chi più di te può farlo? Chi più di un imprenditore del Sud di successo?». Dunque, si guarda oltre le Regionali di primavera. A questo punto, colui che sdegnosamente Gianni Agnelli aveva ribattezzato «berluschino» all'indomani della storica vittoria dell'imprenditore napoletano nella sfida per Confindustria, si è arreso: «Ok, accetto, però...». Restano ancora molti dubbi. Il problema maggiore per D'Amato è la sua azienda: teme che lasciandola finisca per affossarla. Ma il premier gli ha spiegato che non deve abbandonarla. «Silvio, ma come si fa? Se vinco, l'impegno come presidente della Regione sarà a tempo pieno, 24 ore su 24. Dovrò completamente lasciare la società», ha obiettato l'industriale napoletano. «Macché, avrai mano libera nella scelta degli assessori, tutto lo staff di presidente sarà a tua disposizione - risponde il Cavaliere -. Guarda me, io ce la faccio lo stesso. E guarda Soru in Sardegna, anche lui non ha problemi. E poi ci sono sempre io, chiedimi e ti aiuterò». D'Amato appare convinto, ma le resistenze maggiori sono del fratello Gianfranco, con il quale l'ex leader di Confindustria è rimasto a lungo a parlare ieri pomeriggio. L'ostacolo sembra superato. Per ora.