«An troppe timidezze, basta autocensure»
Landolfi: «Sì alla federazione della Cdl, chi è forte non ha nulla da temere. Torniamo a fare la destra»
Ridacchia e sospira: «Ce l'hanno con me da quando gli ho fatto chiudere il sito». Ne è contento? «Sciocchezze, parliamo di politica». Mario Landolfi, portavoce di An, se ne sta nel suo ufficio su piazza San Silvestro, legge gli ultimi documenti prima di partire per Todi dove partecipa al convegno della Fondazione Liberal con alcuni esponenti della Casa delle Libertà. Onorevole, ha concluso un articolo sul Secolo che An deve tornare a fare la destra. Ripartiamo da lì. Che cosa voleva intendere? «Significa che abbiamo avute troppe timidezze e a volte ci siamo autocensurati». Autocensurati? «Mettiamola in positivo. Si può vincere anche mobiltando l'opinione pubblica con parole d'ordine che sono immediatamente percepite come tali da un'opinione pubblica di destra. La sicurezza, la lotta alla droga, la famiglia, la difesa dei valori. L'esperienza di Francesco Storace nel Lazio nel 2000 ci insegna proprio questo». Proprio questo cosa? «E solo di destra o è anche giusto chiedere severità verso i criminali, giustizia più rapida e certezza della pena». Magari anche dicendo no ai matrimoni gay? «No alle coppie di fatto, no ai matrimoni tra omosessuali». Non teme così di assumere toni da crociata? «No, riscopriamo i nostri valori». Perché vi siete autocensurati? «A volte ci siamo frenati perché abbiamo pensato che fosse necessario far prevalere l'esigenza della coalizione. E questo certamente è un bene, è un bene la coalizione. Credo però che sia giusto non dare la sensazione che non difendiamo troppo la nostra identità». La Lega si è appropriata di alcune battaglie della destra. Imiterete un po' Bossi? «La Lega spesso assume posizioni per la sola necessità di differenziarsi dal resto della coalizione, diciamo che i leghisti ragionano e si muovono ancora in una logica prettamente da sistema elettorale proporzionale. Gli elettori però capiscono». Capiscono che cosa secondo lei? «Sanno distinguere una una battaglia vera da una scaramuccia ingaggiata per conquistare qualche titolo sui giornali. In quest'ultimo caso non mi sembra che arrivino i voti». Per la prima volta dopo quindici anni il leader della destra non c'è, è impegnato in un altro «lavoro». Non teme che questa assenza possa aprire una guerra di successione? «Mi scusi, forse non ha notato che Gianfranco Fini è anche presidente di An. Dunque, la sua domanda pone una questione che non esiste». Lei sente tutti i giorni Fini? «Per forza di cose lo sento meno spesso. Ma, tornando alla sua domanda, non esiste alcuna guerra di successione». Rimarcare l'identità di An, quindi lei è contrario alla federazione della Cdl? «Al contrario, sono favorevole. È lo sbocco naturale. Chi ha un'identità forte non teme il confronto e nemmeno l'incontro. Dobbiamo valorizzare la nostra identità e metterla a disposizione di un progetto più ampio. Ovvero fare del centrodestra una coalizione stabile, permanente. E per farlo dobbiamo pensare a essere più uniti, più coesi e dunque a federarci». Landolfi, ma la destra sociale è contraria. Non vuole «sciogliersi in una marmellata indistinta»? «Chi ha un'identità forte, chi ha radici forti non ha nulla da temere». Ne è sicuro? «La federazione della Cdl è il punto di equilibrio tra la valorizzazione dell'identità e la realizzazione del progetto». In che senso, scusi? «Vede, An nel '99 sacrificò l'identità al progetto e ci fu la stroncatura dell'Elefantino alle Europee. Alle scorse elezioni abbiamo fatto l'esatto contrario rifiutando la lista unitaria della Cdl in nome dell'identità. Adesso è giunto il momento di sintetizzare queste due fasi. Rendendo An più forte e più forte la coalizione». Da dove deve partire la federazione? «Sono d'accordo con quanto ha detto Malgieri al Tempo: dai laboratori culturali. Il mio invito è: impegniamoci per creare una vera cultura del centrodestra, una com