Blitz alla Camera, Fazio nelle mani di Berlusconi

Via la questione del mandato a termine del governatore e via il passaggio della vigilanza sulla concorrenza bancaria all'Antitrust, gli eterni nodi cruciali, gli ostacoli insormontabili della riforma. Invece no. In Parlamento, a sopresa, si verifica un autentico blitz contro la Banca d'Italia e in particolare comntro il governatore Antonio Fazio. A guidarlo è il presidenti della commissione Finanze Giorgio La Malfa (Pri) e della commissione Attività Produttive Bruno Tabacci (Udc). I due, assieme all'opposizione e a parte della maggioranza, in una giornata tumultuosa, sfidano l'accordo fra Palazzo Chigi e via Nazionale e votano due modifiche sostanziali alla legge sul risparmio, entrambe che vanno nella stessa direzione: il contrario di quanto chiesto da Fazio. Per il governo è una sconfitta visto che è andato sotto ben due volte. Questo non vuol dire naturalmente che il testo uscito dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera diventerà legge così com'è. Anzi. Il premier si è infatti affrettato ad assicurare: «Rimedieremo in Aula». Quindi, se ne riparla ai primi di febbraio, quando il disegno di legge è calendarizzato per l'Assemblea. E in ogni caso sarebbe ben difficile che il testo passi così senza radicali variazioni al Senato, dove è schierata la gran parte dei filo-fazisti. La votazione «è stata aperta purtroppo in assenza di deputati, ce n'era un numero insufficiente», ha spiegato il premier. Ma se la questione dell'ora antelucana e dell'assenza dei deputati potrebbe spiegare il voto sul mandato a termine (la commissione era convocata per le 8,30 e in ogni caso l'opposizione c'era), non regge per il secondo scivolone del governo. Le commissioni si sono riunite infatti alle 15, in una seduta molto affollata, agitata e in qualche momento tumultuosa, a giudicare dalle grida che si sentivano fuori della porta. L'emendamento del governo è stato bocciato, oltre che dall'opposizione, dal presidente della commissione Attività produttive Bruno Tabacci (l'altro presidente Giorgio La Malfa presiedeva la seduta e dunque non votava) mentre i relatori si sono rimessi alle commissioni. Inoltre la maggioranza si è decisamente materializzata al momento di votare l'articolo sul falso in bilancio, per far passare un emendamento correttivo del testo base, più soft, rispetto a questo, sul reato. Difficile, dunque, non dare un significato politico ai voti di ieri. È un problema che attraversa la Cdl, con Tabacci e La Malfa, Gianfranco Conte e Stefano Saglia (i due relatori di FI e An) soddisfatti fino all'esultanza mentre una nutrita pattuglia di parlamentari assicura radicali modifiche in Aula. Alla fine scende in campo anche il vicepremier Marco Follini. Il ddl risparmio non è la sede giusta per affrontare il tema del mandato a termine del governatore di Banca d'Italia, sostiene. Dunque, lo scontro si sposta in Aula e il destino della legge di riforma (come quello del vertice di Bankitalia) è ancora indefinibile, dopo 10 mesi di iter tormentato. Lo spirito bipartisan che ha aleggiato per buona parte della giornata si incrina però sul voto in bilancio. L'opposizione reagisce duramente all'approvazione dell'emendamento dell'Udc che di fatto lascia immutata la legge Vietti sul falso in bilancio. Su uno dei capisaldi della battaglia condotta in questi mesi l'opposizione viene battuta. I relatori danno parere favorevole all'emendamento Udc, di fatto sconfessando il proprio testo base, anche se Conte assicura «in Aula ci si potrà ancora lavorare se l'opposizione non chiede troppo». «Sul ddl sul risparmio bisogna andare avanti sulla linea del governo», dice il presidente della commissione Lavori Pubblici del Senato Luigi Grillo (Fi filo-Fazio) al termine di un colloquio telefonico con il premier Berlusconi. E un altro presidente di commissione (anche lui vicino al governator