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Formigoni fa litigare anche An e la Lega

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Calderoli: «Se non si trova un accordo sulla lista del presidente in Lombardia non garantiamo nulla»

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A tenere banco ancora la Lombardia, ma stavolta a duellare non sono solo Formigoni e Forza Italia, ma anche Alleanza Nazionale e Lega Nord. Lo scontro èculminato nel corso della riunione di ieri mattina che avrebbe dovuto dipanare alcuni nodi nelle candidature in Lombardia ed è proseguito in serata a suon di dichiarazioni contrapposte. Lasciando anzitempo la riunione La Russa, visibilmente irritato, ha espresso così il suo disappunto: «Abbiamo posto un problema Lega, che deve decidere: o sta con noi o non sta con noi. Quella di oggi è stata una fumata nera, abbiamo posto un problema Lega e non siamo riusciti, seguendo il metodo di Forza Italia, a trovare una soluzione positiva. Visto che il Carroccio non era d'accordo con noi era inutile proseguire la riunione». Passano dieci minuti e dal portone di Via dell'Umiltà esce un tranquillo Roberto Calderoli che annuncia un sibillino «nulla di fatto». «Così come siamo entrati — afferma tranquillo — così siamo usciti». Nel pomeriggio si scopre che ad esacerbare gli animi tra i due è stato il disaccordo sul metodo da seguire nella scelta delle candidature per le città e le province lombarde. La Russa, infatti, avrebbe richiesto con vigore al dirigente leghista l'impegno a sostenere lealmente le scelte unitarie della coalizione senza che all'ultimo momento, come è capitato di recente, spuntassero candidature autonome del Carroccio. Richiesta rifiutata da Calderoli, il quale avrebbe sottolineato che senza l'accordo su Formigoni, e il conseguente ritiro della candidatura Maroni, la Lega non poteva garantire alcunché. A quel punto, riferiscono diversi partecipanti alla riunione, La Russa avrebbe reagito irritato decidendo di lasciare la riunione. «La Russa — ha replicato ancora nel pomeriggio Calderoli — scarichi il cerino a qualcun altro, non alla Lega. Formigoni rispetti le regole stabilite dall'ultimo vertice della Cdl senza contropartita oppure il Carroccio confermerà le decisioni già prese». L'esponente di An, più tardi insisterà nella richiesta di «chiarezza» definendo «inaccettabile» l'atteggiamento di chi «sta nella coalizione con un piede dentro e uno fuori» e ne esce «ogni volta che gli conviene». Ma al di là delle schermaglie polemiche, è ancora la questione dei posti nel listino a dividere i partiti. Ma su questo punto le distanze non sembrano incolmabili. «È il listino il motivo di contrasto. Io — chiarisce La Russa — lo dico e non faccio finta di niente come fa la Lega. Ma posso dirvi che accetteremmo anche solo tre posti, cioè anche la stessa quota della Lega, ma non uno di meno. Ad ogni modo, in assenza di chiarezza non chiuderemmo la trattativa anche se ci dessero 10 posti». Nel frattempo, sia il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sia il diretto interessato, Roberto Formigoni, spandono ottimismo. «Anche la giornata di oggi — ha osservato serafico il Governatore — ha confermato che i problemi non nascono da me, anche perché, come dice da giorni il presidente Berlusconi, tra lui e me c'è un accordo molto chiaro voluto dal premier, che non lascia ombra di dubbio». Un accordo che, secondo quanto si sostiene in ambienti di Forza Italia, il premier ha ribadito anche ieri. Negli stessi ambienti «azzurri» si guarda con ottimismo alla Puglia, perché i sondaggi darebbero il centrosinistra in caduta, 4 punti sotto la Cdl. Lo stesso ottimismo non lo si ritrova in ambienti azzurri vicini alla Lega: «Roberto deve capire — confida un esponente di spicco di Forza Italia in Lombardia — che il suo giocattolo ormai s'è rotto. Sarebbe meglio che venisse a più miti consigli». E proprio per trovare una soluzione a ciò che ormai sembra un tormentone, si annuncia per il fine settimana un nuovo faccia a faccia tra il premier e Umberto Bossi.

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