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«Ha perso Fassino, i Ds hanno scelto Nichi»

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Cesare Salvi attacca: «È una sconfitta grande come una casa. E riguarda i dirigenti del partito»

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Presidente Salvi, come commenta la vittoria di Vendola in Puglia? «C'è un dato su cui riflettere. Queste consultazioni hanno coinvolto oltre 80mila persone nonostante ci fossero alcune difficoltà logistiche. Le elezioni pugliesi sono state primarie vere. I candidati correvano effettivamente per vincere e non facevano salamelecchi tra di loro, sapendo che l'eletto era già predestinato a fare il leader. Le primarie funzionano. Sono un vero strumento di democrazia». Il voto pugliese ha annullato la sommatoria delle singole forze politiche? «Gli elettori hanno valutato in base alla persona e allo schieramento politico. L'elettorato e la base diessina mi pare che abbia votato per Vendola al di là delle indicazioni del partito. È difficile dire se questo voto sia la richiesta di più sinistra nell'elettorato diessino. Ci vorrebbe un esperto per dirlo. Ma è stata certamente una sorpresa clamorosa». Lei si candiderà alle primarie? «Se sono primarie vere sono più divertenti. La differenza tra quelle che si sono svolte in Puglia e quelle che si ipotizzano in Italia è che in Puglia si correva davvero per vincere. La bizzarria di quelle italiane è che tutti, a cominciare dall'unico candidato ufficiale che è Bertinotti, dicono che l'unico candidato è Prodi. Le primarie non funzionano così. La competizione deve essere aperta. La lezione della Puglia è che anche deve essere un voto libero. Nella consultazione nazionale ci vogliono più di due posizioni. Può darsi che servano altre candidature oltre Prodi e Bertinotti». Pensa che le primarie siano state influenzate dalle recenti offensive rutelliane e dall'attacco alla socialdemocrazia? «Assolutamente sì. È chiaro che se l'elettorato di sinistra è costretto a scegliere fra la posizione di Bertinotti e Rutelli sceglie il primo perché dice cose più ragionevoli ed è di sinistra. Ma queste due posizioni non offrono un arco di scelte sufficienti». Il voto pugliese è una sconfessione alla politica di D'Alema? «È una sconfitta del gruppo dirigente dei Ds che era apertamente impegnato a sostegno di Boccia. Viene sconfitta l'idea che la sinistra debba unificarsi con la Margherita. È una sconfitta grande come una casa. Riguarda D'Alema, Fassino il gruppo dirigente del partito. Al congresso si arriva con una linea non condivisa dalla base». E allora perché molti intellettuali di sinistra come Asor Rosa fanno a gara per sostenere Prodi? «Tirano per la giacchetta Prodi perché lo ritengono già il leader. Non sono convinto di questo. È chiaro che la sinistra deve appoggiare Prodi, ma non perché l'ex presidente della Commissione Ue sia di sinistra. Questo equivoco va eliminato. Prodi è un moderato. Ed è giusto che una personalità moderata guidi la coalizione, ma questo non lo trasforma in una personalità della sinistra». Consiglierebbe a Rutelli di iscriversi a Forza Italia? «Sarebbe irriguardoso e sbagliato. Rutelli dovrebbe essere coerente fino in fondo. Per un periodo ha tenuto la barra su posizioni centriste facendo però le liste comuni alle europee con i Ds. La sua posizione ha un senso se preserva l'autonomia politica della Margherita. È inutile fare il centrista e poi allearsi con le forze della Fed. Non si può fare questo e poi dire che la socialdemocrazia fa schifo». Sfiderà Prodi e oggi si sente l'Oscar Lafontaine del centrosinistra italiano? «Non ho riproposto la mia candidatura alle primarie. Ho detto che ci sto pensando. Lafontaine mi piace, il suo destino politico un po' meno. Considero quella la posizione di un uomo della sinistra che ha visto bene, ma troppo presto perché metteva in discussione il patto di stabilità. Il suo destino significa che nelle scelte ci vuole una certa cautela. La ragione non sempre basta».

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