«L'Italia si è fermata Dobbiamo farla ripartire»
È uno dei passaggi principali dell'intervento che Romano Prodi ha fatto ieri al seminario della Margherita a Fiesole. Un seminario che è anche servito a segnare il definitivo disgelo tra il Professore e Rutelli, sigillato da una stretta di mano. Il leader della Gad è arrivato al Centro Studi Cisl, sede del convegno, poco prima delle 10 accompagnato dalla moglie Flavia. E quando è entrato nella sala del convegno la platea si è alzata per un lungo applauso. Rutelli è invece arrivato verso le 11 e appena entrato è andato a stringere la mano al professore e si è seduto vicino a lui. L'incontro è stato salutato dall'applauso di tutti i presenti e il presidente di Legambiente Ermete Realacci ha commentato con una battuta: «Adesso non scadiamo in cori da matrimonio». Poco dopo Prodi ha iniziato il suo intervento, partendo dalla convinzione che sia necessario uno sforzo di verità sulle attuali condizioni dell'Italia che, sostiene, è rimasta indietro e «ha il compito difficilissimo di recuperare il cammino perduto». «Si è avviato un percorso di costruzione di un programma comune — spiega — ma per arrivare all'obiettivo dobbiamo fare uno sforzo di serietà. Non possiamo descrivere un mondo e un'Italia diversi da quelli che sono. Ho ricominciato a studiare il paese dal basso, gli elementi di preoccupazione sono enormi e prevalgono rispetto a quelli positivi». Prodi sostiene che ormai la grande impresa è quasi assente, che la bilancia commerciale verso l'Asia è «assolutamente tragica». E, ricordando le opportunità offerte dai mercati asiatici, osserva: «Il bel viaggio in Cina di Carlo Azeglio Ciampi è stato importantissimo, ha tentato di recuperare una situazione difficilissima, anche se lui non è il capo del governo, mettendosi a disposizione del Paese». L'analisi tocca poi le imprese di software, che «cadono come birilli o passano in mani straniere». Il professore denuncia inoltre che in dieci anni l'Italia è passata dal 4,5 per cento del commercio mondiale al 3 per cento e «chi si prepara al governo del Paese ha il dovere di rendere noti questi dati perché se non diciamo la verità oggi non potremo dirla domani». Per valorizzare i nostri prodotti, spiega ancora, dobbiamo essere parte di una rete forte che ci leghi al resto del mondo. Da qui le soluzioni: la necessità di costruire una cultura e una politica di governo con programmi di governo. Prodi si sofferma sul problema dell'energia: «Se non lo affrontiamo, non abbiamo un futuro. Non possiamo continuare a importare quantità crescenti di energia e a mettere costi alle nostre imprese, che poi non tengono, e pensare che comunque il Paese vada avanti». Il centrosinistra non può quindi evitare le scelte e deve «scegliere bene». Servono decisioni forti che «diano il senso del nuovo perché solo così le coalizioni di centrosinistra hanno tolto il governo alle destre, non facendo l'eco a quello che avveniva precedentemente». E questo vuol dire, insiste, «avere un programma forte e nostro, da portare avanti assieme. Non possiamo vivere di aggiustamenti o cercare di traccheggiare». Prodi avverte tutti gli alleati: la Gad deve proporre qualcosa «di nostro, di organico e di credibile altrimenti gli italiani, che vivono nuove paure, scelgono quello che c'è». Il percorso del programma dovrà trasformare tutte queste analisi in azione. «Saranno coinvolti migliaia, migliaia e migliaia di italiani — assicura — se abbiamo vinto nel '96 è perché si sono mobilitate 80 mila persone. Oggi ne possiamo avere molte di più perchè la gente ha provato il dramma di questi anni di regresso del Paese». E per vincere sono necessarie due condizioni. La prima, «un messaggio fortemente etico». Il professore cita i temi dell'evasione fiscale e delle opportunità per il Mezzogiorno. «Noi non vogliamo aumentare le tasse — scandisce — vogliamo ridurle il più possibile. Ma soprattutto vogliamo che le paghino tutti». La seconda condizione è nell'unit