Il premier all'attacco dell'opposizione che insorge: «Vuole coprire il suo fallimento»
Così come avviene ovunque governi il comunismo. Non sarebbe lo Stato liberale che vogliamo noi». Le parole di Silvio Berlusconi scatenano l'ennesima bufera alle porte dell'ormai prossima campagna elettorale per le Regionali. In collegamento telefonico con «Neveazzurra», la manifestazione di Forza Italia sull'Appennino abruzzese, il presidente del Consiglio si dice «sicuro» che nel 2006 gli italiani confermeranno alla Cdl il mandato di governare; anzi, «domanderanno» al centrosinistra di «proseguire» nella sua esperienza di governo. Berlusconi respinge, poi, quella che definisce «l'aggressione della sinistra»: «Abbiamo adempiuto a tutte le promesse fatte agli italiani durante la campagna elettorale - ribadisce il premier - a partire dall'abbassamento delle tasse sul reddito personale. Di qui la sua sicurezza su un nuovo mandato nel 2006 da parte degli elettori». Una sinistra, spiega ancora il premier, il cui programma sarà «di rottura con l'Italia che vuole crescere», un'Italia che, il premier ne è «sicuro», nel 2006 darà a lui e alla Cdl un mandato per governare altri cinque anni. Berlusconi ha pure risposto a domande sullo stato di salute della Cdl. Per quanto riguarda le Regionali, «l'accordo con Formigoni è già stato sottoscritto da alcuni giorni», afferma, con la rinuncia del presidente lombardo alla sua lista: resta da definire la composizione del listino con l'inserimento di «esponenti della società civile lombarda». Il centrosinistra replica duramente, accusando Berlusconi di fare solo propaganda nel tentativo di eludere i problemi all'interno della coalizione di centrodestra, portati alla luce dal braccio di ferro con Formigoni e la Lega per le liste alle Regionali. «C'è differenza tra realizzare un buono slogan pubblicitario e governare il paese», dice il segretario Ds Piero Fassino, secondo il quale «dal 2001, tutte le volte che si è andati a votare il centrodestra ha perso voti e il centrosinistra li ha conquistati»; e questo è la spia di «una grande crisi di credibilità e consenso per Berlusconi e e del fallimento politico di questo governo e di questa maggioranza». Una maggioranza che, secondo il leader della Quercia, «non ha una politica economica ed industriale credibile». Affermazioni cui replicano Antonio Leone e Fabrizio Cicchitto di FI: «Fassino - rilevano - non sa nè governare nè fare slogan; nel frattempo, invece, la Gad litiga su tutto». Durissimo anche il leader del Prc Fausto Bertinotti: «Questa Repubblica - sottolinea - l'hanno fatta anche donne e uomini che hanno avuto l'orgoglio di chiamarsi comunisti. La Costituzione grazie alla quale Berlusconi è presidente del Consiglio porta la firma di un comunista. Parole come quelle dette da Berlusconi ricadono come massi su chi le ha dette, il presidente del Consiglio ha il dovere delle scuse nei confronti di chi ha contribuito a fare l'Italia. Ricorda la famiglia Cervi?». E, mentre il Verde Pecoraro Scanio ed Ermete Realacci della Margherita esortano la Gad a rispondere «mantenendo i nervi saldi e con la massima serietà al delirio del premier», Marco Rizzo del Pdci ricorda al premier che «grazie anche ai comunisti è stato battuto il nazifascismo e si è ottenuta la democrazia nel 1945». Per il diessino Giuseppe Giulietti, «Berlusconi è tornato ad indossare i panni dell'estremista e ha conquistato l'Oscar del lanciatore di treppiedi verbali». «Fai apologia di violenza», gli replica Giorgio Lainati di Fi, che ricorda i rapporti con Cuba dei dirigenti del Pdci e conclude: «Ancora una volta le parole di Berlusconi sono di drammatica verità».