«Sì alla Federazione e Fini sarà numero uno»
Gasparri: «Il governo riparta da sicurezza, competitività e dalla nostra cultura»
Il centrodestra deve diventare stabile, solo così Fini potrà diventarne leader. Il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri (An) spinge sull'ipotesi di una maggiore collaborazione nel centrodestra e fissa i nuovi obiettivi per An mentre si avvicinano le celebrazioni del decennale del suo partito. Ministro, ma lei è favorevole alla federazione della Casa delle Libertà? «Sì, io sono d'accordo a una maggiore coesione tra partiti del centrodestra. Ne abbiamo discusso con Adornato, con Malgieri e con altri. E lo faremo ancora in un convegno che si tiene nei prossimi giorni a Todi». Che cosa intende per federazione? Tutti i partiti del centrodestra si sciolgono e se ne fa uno unico? «Inutile porsi mete così lontane o lavorare a progetti ambiziosi che poi non si realizzano. Meglio fissare tappe intermedie». Quali? «Dobbiamo pensare a tavoli comuni sempre più frequenti. Vediamoci più spesso, prendiamo sempre di più le decisioni assieme. E non lasciamo tutto delegato ai vertici della Cdl che si tengono una volta ogni due mesi». Ministro, tra pochi giorni sarà il decennale di An. Proporrà di aderire alla federazione della Cdl? «Il decennale sarà una grande giornata dell'orgoglio della destra. Sarà la festa della nostra identità». Scusi, da un lato propone la riscoperta dell'identità e dall'altra vuole la federazione. Non sono due concetti in antitesi? «Sono completementari. Rafforzare l'identità significa gettare le premesse per collaborare più strettamente assieme». Complementari? «Certo, e le spiego perché. Noi dobbiamo lavorare per fare in modo che il centrodestra non sia un'accidente della storia, ma perché diventi un soggetto permanente. Insomma, per fare in modo che non sia una coalizione che viva solo esclusivamente grazie a Berlusconi, che pure è il suo ideatore, il suo fondatore e oggi il suo leader». E che cosa c'entra l'identità di An? «C'entra perché solo così, ovvero solo quando il centrodestra sarà un soggetto permanente, solo allora la destra potrà aspirare ad assumerne la leadership». La federazione potrà aiutare Fini a diventare leader del centrodestra? «Non è un problema che si pone oggi e forse neanche domani. Ma certo, in futuro, la successione di Berlusconi diventerà una questione. D'altro canto è stata questa la via francese. De Gaulle, la creazione dei gollisti, l'unificazione. E poi Giscard d'Estaing, Chirac e oggi Sarkozy». È il suo consiglio a Fini? «Il mio consiglio è di mantenere un atteggiamento saggio. La saggezza non è "la prudenza più stagnante" per dirla con Mogol. Almeno non lo è in politica. La misura, la serietà, le regole sono tutti punti a suo favore. Lo sta dimostrando oggi al ministero degli Esteri». Dieci anni di An. Che cosa è mancato? «No, non ci sto». A che cosa? «A questo giochino. Questo non va, quello pure. No, guardi, siamo andati abbondantemente oltre quello che sognavamo di fare, come fa a chiedermi che cosa è mancato? Mi pare che abbiamo realizzato una performance straordinaria». E oggi? Modello Lazio o modello Farnesina? «Tutt'e due. Istituzionali ma restando vicini alla gente, tra la gente, legati al territorio». Ma An è ancora poco influente sul governo, come è scritto nel vostro documento programmatico? «Non credo, ma possiamo ancora crescere. Per questo venerdì ci incontreremo con alcuni ministri, fuori dal consiglio dei ministri, per decidere le prossime priorità di governo». E lei quali temi porterà al tavolo? «Occorrono misure più forti per la lotta alla criminalità, quindi chiederemo che venga riposto al centro dell'attenzione la questione sicurezza. Chi ci ha votato si attende molto da noi». E il secondo tema? «Accelerare con il processo delle liberalizzazioni, per questo dobbiamo insistere con le nuove misure a sostegno della competitività del Paese». E il terzo tema? «Il terzo tema sarà la cultura. Su questo fronte possiamo lavorare per una cultura c