Destra e sinistra unite per evitare il referendum
Nel centrodestra Forza Italia, che deve fare i conti con la spaccatura tra laici e cattolici sul tema, annuncia che verrà lasciata libertà di coscienza al momento del voto. «Ciascuno voterà secondo coscienza» dice a sua volta Romano Prodi che comunque auspica una soluzione parlamentare che consenta di evitare il referendum. «L'impianto della legge va salvaguardato — aggiunge il ministro della Salute Girolamo Sirchia — poi deciderà il Parlamento se modificarla o meno per evitare i quattro quesiti referendari». «Fino all'ultimo — sottolinea anche il ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo — cercherò di convincere la mia parte politica e anche l'opposizione sull'opportunità di intervenire in Parlamento». Il ministro, però, non sembra troppo fiducioso nella possibilità di un accordo visto che «i tempi sono molto ristretti e manca la volontà». Intanto, ancora «arrabbiati» per una sentenza da parte della Consulta che non stentano a definire «scandalosa», «iniqua» e «politica», i Radicali tentano di voltare pagina dando il via alla campagna per il sì. In Parlamento, però, si lavora, da mesi, su possibili modifiche alla legge 40 che potrebbero portare addirittura a evitare, in parte o del tutto, la consultazione popolare. Una consultazione che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere fissata il 12 giugno. Una data che, però, non è malvista da diversi esponenti di entrambi gli schieramenti. «Se il referendum si terrà il 12 giugno — ragiona la diessina Livia Turco — vorrà semplicemente dire che ci sarà più tempo per una discussione approfondita e pacata». E sulla stessa linea è Giuseppe Fioroni della Margherita. «Mi sembra che sia necessario scegliere una data che permetta di non mescolare il dibattito sulle regionali con temi così importanti: non si tratta di scegliere tra Marrazzo o Storace...». Sia nella Cdl che nella Gad, d'altra parte, c'è una spaccatura tra chi propenderebbe per una modifica parlamentare «scavalca-referendum» e chi invece spinge per una campagna di informazione da subito sui quesiti. Nella Cdl si schierano a favore del referendum il folliniano, presidente dei deputati dell'Udc, Luca Volontè («difficile modificare la legge, meglio votare») e il liberale azzurro Alfredo Biondi («il referendum è utile e il Parlamento può pronunciarsi ma non in modo affrettato e nel breve tempo»). Nel centrosinistra solo una parte della Margherita, l'Udeur e i cristiano-sociali sarebbero al lavoro con l'intento di trovare una mediazione parlamentare (che, con tutta probabilità, lascerebbe comunque fuori il quesito sulla fecondazione eterologa).