Tango-bond, il no di Siniscalco

Il piano di rimborso proposto da Buenos Aires è «povero e avaro»: così se non otterrà il via libera dei risparmiatori, il governo Kirchner potrebbe essere costretto a riscriverlo. La crisi dei bond argentini riempie pagine e pagine dei quotidiani, con l'opposizione che chiede al governo una linea più aggressiva e, dall'altra parte, Buenos Aires pronta a partire con la ristrutturazione se otterrà l'ok anche solo da un risparmiatore su due. Ma il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, incalzato dalla Commissione Finanze della Camera, tiene ferma la barra del timone, critica la politica decisa dall'Argentina anche se ribadisce: la linea del governo non cambia, continuiamo sulla strada dei negoziati. L'azione dell'esecutivo - ha detto il ministro ricordando il veto italiano all'accesso dell'Argentina nel Club di Parigi e l'astensione al board del Fondo monetario internazionale sulla review del debito argentino - «si è spinta fino ai confini dettati dal rispetto della sovranità di un altro paese» e «questa linea politica continuerà ad essere seguita». Parole che sembrano escludere azioni diplomatiche tese a spuntare un'offerta migliore da Buenos Aires. È vero - ha riconosciuto Siniscalco facendo propria la linea del Gcab, il comitato dei creditori guidato da Nicola Stock - da parte di Buenos Aires «non c'è stata una vera e propria negoziazione in buona fede» che venisse incontro al quasi mezzo milione di risparmiatori italiani. Quella delle autorità argentine è un'offerta «povera e avara» e il taglio del 70% del capitale offerto dall'Argentina è «senza precedenti» per una ristrutturazione del debito di un paese sovrano. Ma «la situazione economica e sociale dell'Argentina appare essa stessa senza precedenti». Quindi niente colpi di mano, che potrebbero usati da Buenos Aires «come scusa per non onorare i contratti proposti nell'offerta». Al contrario, «è essenziale mantenere aperto e rafforzare il canale bilaterale con le autorità argentine» e, anzichè agire singolarmente nei confronti del paese debitore, continuare ad affidarsi ai negoziati multilaterali (attraverso G7 e Fmi). Sul piano di ristrutturazione, Siniscalco ha ricordato che il via libera della Consob al prospetto informativo vuol solo dire che il documento è adatto a informare con completezza sui dettagli dell'offerta, ma non implica affatto un via libera ai termini della ristrutturazione. Siniscalco ha detto che «se l'offerta dell'Argentina (che partirà il 17 gennaio per concludersi il 25) non venisse accettata da una quota sufficiente di creditori, si aprirebbe uno scenario senza precedenti, con cause di litigio internazionali, e conseguenze difficili da prevedere», e «il governo argentino potrebbe essere indotto a formulare una nuova offerta». Risparmio. Intanto è partito in un clima apparentemente disteso l'esame alla Camera della riforma sul risparmio. Dopo tanti rinvii, ieri le commissioni riunite Finanze e Attività produttive hanno approvato i primi sette emendamenti, senza arrivare a quelli più delicati (come Bankitalia e i rapporti tra banche e imprese) sui quali già si annuncia battaglia. Così, al di là delle dichiarazioni distensive, la situazione resta tesa. Già ieri, d'altronde, per parte della seduta i parlamentari della maggioranza erano meno di quelli dell'opposizione e sono passati alcuni emendamenti del centrosinistra.