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Lo Stato-biscazziere fa la sua prima vittima

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Una donna si toglie la vita dopo avere perso tutti i risparmi puntando il 53 sulla ruota di Venezia

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Per racimolare quattrini anche finalizzati all'abbassamento delle tasse, infatti, il governo prima e il Parlamento poi hanno puntato su quella che Berlusconi chiama la «manutenzione del fisco». Piccoli aggiustamenti qui e là, quasi impercettibili. Quasi. Perché nella realtà significano assieme sempre qualcosa. Si va dai rincari delle sigarette a quelli dei bolli, dalla revisione degli studi di settore all'aumento del sostituto d'imposta sulla seconda casa deciso con la manovrina del luglio scorso. Taglia da un lato e riprende, seppur parzialmente, dall'altro. Concede solo temporaneamente. Un esempio su tutti è la partita sui giochi: e non è un gioco di parole. Lotto, lotterie, Bingo e affini hanno registrato un autentico boom nel corsodegli ultimi anni. In particolare degli ultimi due, quando hanno registrato un aumento del 47 per cento delle giocate, al punto che il volume totale ha raggiunto quattro vole circa l'intero ammontare dell'operazione giù le tasse. Ma è stata la seconda parte del 2004 che ha registrato una vera e proppia febbre da gioco, grazie soprattutto all'incredibile ritardo del numero 53 sulla ruota di Venezia. L'Italia è impazzita. Si moltiplicano notizie persone che s'indebitano, che vendono attività, bar, ristoranti pur di giocare al lotto. Al Tesoro, pur di sfruttare questa follia che pervade la Penisola, hanno pensato di inserire una terza giocata infrasetimanale. Non sarà una diretta conseguenza, è ovvio, ma nel Paese cresce sempre più la voglia di giocare, giocare, giocare. E si registra la prima vittima. Sarà infatti stato il Lotto, oppure il superamento di un limite, di un confine inammissibile, a spingere Rosanna, 57 anni, casalinga di Carrara a scrivere del suo «fallimento», a chiedere perdono e a gettarsi in mare per morire. Ma il suicidio della donna, la disperazione dei suoi figli e di suo marito, sembra avere matrice certa, un mandante, una causa. Si dice che Rosanna sia morta perché il «53» non usciva sulla ruota di Venezia. Si dice che tutti gli eventi negativi legati a quel «ritardatario» (perdite di patrimoni, vendita di beni, litigate, separazioni e oggi lutti) contribuiscano a creare la mitologia del numero maledetto che favorisce titoli sui giornali e fortifica gli «ossessi» del caso, i seguaci della fortuna. Per Rosanna non c'è più storia, se non quella che l'ha portata sugli scogli di Marinella, al confine tra la Toscana e la Liguria. Ma per lo Stato non c'è troppo tempo per pensare a certi «incidenti di percorso». Bisogna correre e ripartire subito per andare a caccia ai soldi e coprire i buchi di Maastrricht, la spesa pubblica, la montagna di debito accumulata negli anni. Tutte attività che consumano tempo ed energie. Tanto che poi, quando c'è da difendere le tasche degli italiani, le istituzioni perdono colpi. Un esempio per tutti? Dopo il crac Parmalat il Parlamento si era impegnato ad approvare subito una legge più stringente a tutela dei risparmiatori. Non si è visto niente, se non il braccio di ferro tra Tremonti e Fazio per ridimensionare o mantenere le prerogative della banca centrale. Gli italiani possono attendere.

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