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Cdl, il no alle Liste vale solo per Formigoni

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Al presidente della Lombardia la promessa di avere mano libera sul listino e un posto nella Consulta di FI

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Si è risolto così, con un escamotage, il vertice della Casa delle Libertà sul nodo delle liste dei Governatori per le prossime regionali. Però come ricompensa per il «sacrificio», secondo quanto sottolineato dallo stesso premier, Formigoni avrà mano libera sul suo listino, anche se andrà comunque concordato con lui e gli alleati della Cdl. La via d'uscita dal labirinto che aveva fatto perdere la bussola alla Cdl in questi giorni è stata salutata con il consueto ottimismo da Berlusconi che per l'ennesima volta si è detto certo che quanto pattuito nel vertice avrebbe trovato d'accordo anche il governatore «bocciato», ossia Formigoni, che però in serata ha ribadito la sua posizione: «Sono previste deroghe? La chiederemo — ha annunciato serafico — per una lista che rechi il mio nome». E poco dopo ha anche annunciato che sta lavorando per «portare il partito Radicale a sostenere la mia candidatura e la coalizione alle prossime regionali». E la Lega? «È una forza di cambiamento, anche se con qualche rozzezza». Il Carroccio non ha lanciato segnali distensivi alla manovra di Berlusconi, anzi è apparso più che mai sospettoso. E di fronte a un premier sorridente che dava per certa la soluzione del rebus assicurando che alla luce dell'intesa sarebbe caduta anche la candidatura di Maroni, il ministro delle Riforme Calderoli ha reagito smentendo tanto ottimismo: quella candidatura resta in piedi perché nulla è cambiato, ora bisogna vedere come viene applicato questo principio politico fissato nel vertice e soprattutto vedremo cosa farà Formigoni. Parole, quelle di Calderoli, che hanno riportato in alto mare la questione che Berlusconi aveva ritenuto chiusa. Così lo stesso Berlusconi in serata ha alzato il telefono per tranquillizzare personalmente l'amico Umberto per nulla propenso a siglare una intesa di vetrina che dietro potrebbe nascondere qualche sorpresa. Un atelefonata che però non ha riportato la pace. Tanto che oggi il quotidiano leghista «La Padania» è uscito con il titolo «Senza la Lega la Cdl va alla sconfitta». Un titolo voluto proprio dal senatùr. Tanta diffidenza nel Carroccio (ma non solo) ha preso corpo quando si è diffuso il sospetto che Berlusconi avesse già siglato un pre-accordo con Formigoni ancora prima del vertice. E infatti, poco prima del summit della Cdl, il premier si era accordato telefonicamente con il governatore della Lombardia in particolare su tre punti: tutti i partiti della Cdl collegati alla candidatura del presidente, compresa quindi la Lega, dovranno avere nel simbolo delle liste proporzionali anche la dicitura «Per Formigoni», insieme a quella del partito; inoltre tutti e 16 i nomi del listino collegato al candidato presidente saranno indicati direttamente da Formigoni e non dai partiti della coalizione (in serata Forza Italia ha però parlato solo di candidati da concordare con il presidente della Lombardia); infine Formigoni entra a far parte della Consulta nazionale. Come c'era da attendersi la Lega ha accolto con orrore, come ha detto lo stesso Caderoli durante il vertice, l'ipotesi di inserire sotto l'immagine di Alberto da Giussano la scritta «Per Formigoni». E anche An ha storto la bocca di fronte all'idea di un listino in cui Formigoni fa il pieno di uomini suoi mentre gli alleati restano a bocca asciutta. La scappatoia individuata dal premier, quindi, non sembra aver totalmente retto alla prova del vertice. La Lega resta ferma sulle proprie posizioni anche se durante la riunione a Palazzo Chigi è stata messa sotto processo dagli alleati e dallo stesso premier che avrebbe bollato come «improvvida» la sortita del Carroccio sulla corsa solitaria in Lombardia candidando Maroni. Rimproveri al Carroccio anche da Marco Follini che avrebbe osservato come la questione dei governatori sia importante ma appartiene al territorio. «Qui il problema vero si chiama Lega», avrebbe sottolineato il vicepremier, per il quale «non

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