IL CORRENTONE DS

A sottolinearlo è «Aprile on line», organo del correntone Ds, in un editoriale che apparirà sul numero di oggi. «Noi pensiamo — sottolinea la minoranza della Quercia — che Prodi abbia tutte le ragioni di questo mondo quando chiede di essere il vero capo politico della coalizione. Ma a noi pare anche che i mezzi che cerca di utilizzare (l'imposizione della lista unitaria in tutte le Regioni in vista di un soggetto unico riformista) siano controproducenti e per certi versi sbagliati». «Intanto perché, com'è davanti agli occhi di tutti, hanno sinora determinato l'indebolimento della coalizione e della sua stessa leadership. E poi perché gli effetti collaterali — in primis la cancellazione della sinistra — sarebbero difficilmente sopportabili dal sistema politico. I partiti non si inventano a tavolino, né si producono sulla spinta di una leadership. O meglio, può anche accadere: il risultato però non è un partito vero, semmai è un partito personale — il partito di Prodi — a fare da contro altare al partito di Berlusconi. Trasformando così il bipolarismo in bi-personalismo. E producendo sul lato sinistro del panorama politico una sorta di Forza Italia in salsa rosa». «Aprile on line» ricorda che «il popolo del centrosinistra si è già espresso e ha bocciato l'idea di un partito unico dei riformisti nelle elezioni europee. Per non parlare dei sondaggi che dicono chiaramente come alcune regioni sarebbero perse se si presentasse il Triciclo al posto delle singole liste». Per il correntone Ds allora «occorre prendere una decisione su un nodo fondamentale: è giusto e necessario cancellare le culture politiche di cui è ricco lo schieramento progressista per sostenere un leader attraverso la formazione di un partito del leader? O, al contrario, l'unità va ricercata sui contenuti, sul programma e la scelta del leader va inserita in un processo di ampia consultazione popolare? Sono due visioni diverse, tra le quali Romano Prodi non sembra volere scegliere. Ma non si può essere un leader «per forza» e contemporaneamente «per convinzione» dei propri partner. Se si sceglie la prima strada, bisogna sapere che tra gli alleati nascerà un legittimo senso di frustrazione che può portare a conseguenze nefaste per la coalizione. Se si sceglie la seconda, allora bisogna mettersi nell'ottica di chi guida l'Alleanza come leader di tutti, non solo di una parte».