Tornano quelli che alzano il prezzo
Quelli che sono pronti ad attaccare, a ricattare, a mettere nell'angolo gli alleati. Pronti a tirare sul tavolo l'ultima richiesta solo a notte fonda, quando gli altri sono più flessibili. Abili nel buttare all'aria le carte a giochi fatti. Unici nel fare le mine vaganti. Nel far saltare qualunque accordo. Quelli, insomma, che hanno lo zero virgola qualcosa e vogliono contare come quelli che hanno due cifre prima della virgola. Rieccoli. Sono loro. Il loro momento è questo, quando stanno per avvicinarsi le elezioni e ogni voto, anche quel decimale di cui sono portatori può essere determinante. Torna Umberto Bossi, dopo trecento giorni di assenza più o meno forzata. Torna e non sarà una rentré in punta di piedi. Come nel suo stile l'Umberto prepara il colpo di teatro. Quale? Qualcosa hanno già hanno fatto trapelare i suoi, come Roberto Calderoli che chiede alla Cdl un «nuovo patto come quello che facemmo per le Regionali del 2000». La Lega si farà di nuovo sentire. Aveva chiesto un candidato presidente e non l'ha avuto. Più che sulle poltrone adesso si prepara a dare battaglia sui grandi temi. Non è un mistero, infatti, che c'è proprio Umberto Bossi dietro la campagna avviata dalla Lega contro l'ingresso della Turchia in Europa: un tema che sta riscuotendo anche qualche consenso tra le file della destra. Ma è molto probabile che il Senatùr si farà sentire, e anche a gran voce, sulla riforma federale dello Stato che sembra aver ricevuto una battuta d'arresto visto che la devolution è praticamente scomparsa dall'agenda politica. Dalla Lega ai governatori. Sono sempre più quelli che rivendicano le liste personali per le prossime elezioni. Il caso più eclatante, non c'è dubbio, è quello di Roberto Formigoni, ormai ai ferri corti con il presidente del Consiglio e leader del suo partito, Silvio Berlusconi. Il quale teme che le liste dei presidenti finiscano per togliere voti ai partiti che così potrebbero risultare il calo nel raffronto con le precedenti elezioni regionali. Quando la musica si alza, i decibel della politica crescono, c'è un uomo che non può mancare, che in fin dei conti sa che tocca a lui. Ecco dunque riapparire Marco Pannella che dà dieci giorni per un'alleanza con la Casa delle Libertà. Oppure si rivolgerà al centrosinistra. Già, la sinistra. Anche qui il ritornello è lo stesso. Invece di dieci, Prodi deve accontentarsi dei sette giorni che gli dà Mastella. Altrimenti arriverderci e grazie. Mastella o non Mastella, dopo di lui toccherà a Fausto Bertinotti che finora non ha dovuto imboccare il megafono sol perché ha avuto tutto quello che ha chiesto. Voleva che il centrosinistra si chiamasse Grande alleanza democratica e l'ha ottenuto anche se in sigla, Gad, quel nome fa davvero ridere. Persino chi quel nome ce l'ha dalla nascita, come Gad Lerner (passato da direttore del Tg1 a pseudoportavoce di Prodi, che brutta fine) l'ha ripudiato. Il subcomandante Faustos ha anche ottenuto le primarie in Puglia che potrebbero aprire le porte alla candidatura del fedelissimo Niki Vendola. Per ora sta zitto, ma Bertinotti lo risentirete presto. Chiederà la tassa patrimoniale, vecchi cavallo di battaglia che già fu determinante per la vittoria di Silvio Berlusconi nel '94 quando il leader di Rifondazione mise in fuga tutti i moderati dalla coalizione dei Progressisti. Si preparano a porre le loro questioni anche i dipietristi e seppur non avvezzi all'ultimatum, anche cossuttiani, socialisti e qualche altro capetto della sinistra. Se la ridono nella Casa delle Libertà anche se hanno ben poco da sganasciarsi. Basta guardare lì, in fondo a destra, dove s'è sistemata Alessandra Mussolini, sulla pedana pronta a beccare chiunque del centrodestra le passi vicino. Anche a lei sono stati rivolti inviti ad entrare nella coalizione berlusconiana, finora sempre respinti. Difficile che possa recedere nella sua scelta anche perché sembra sempre più convinta a voler contare. In tutti i sensi. A contare i propri voti, a voler dimostrare