Prodi vicino al ritiro, Margherita in crisi
Alza ancora il tiro e mentre sempre più insistentemente si parla di un suo ritiro. D'altro canto, sarebbe forse l'ultima carta che gli resta per mettere d'accordo il centrosinistra. Ds, Sdi e Repubblicani tuttavia, continuano a mostrare ottimismo, lavorano per presentare il listone in nove regioni su quattordici e ora attendono le mosse di Francesco Rutelli. Il presidente della Margherita tace, ma nel partito le acque sono più agitate che mai e gli uomini del professore e dell'ex sindaco di Roma sono ai ferri corti. L'intesa nella Fed è vicina, ma manca il timbro del chiarimento definitivo tra i due contendenti. Da giorni il leader dei Ds Piero Fassino sta mediando tra i dirigenti della Fed e da giorni si registra una disponibilità del segretario organizzativo della Margherita, Franco Marini, a presentarsi con la lista unitaria in un numero prevalente di regioni (nove a cinque appunto, anche se i Dl sarebbero più felici di scendere a otto a sei e tra i prodiani c'è chi punta addirittura al dieci a quattro). I socialisti sono disponibili, ma l'accordo ancora non è definitivamente chiuso. Prodi, che vuole fare le primarie entro maggio, torna alla carica, incalza gli alleati e in particolare i Dl: «Voglio fatti concerti, non bastano dichiarazioni di intenti servono convinzione e condivisione del progetto». Il professore torna anche a parlare di liste dei governatori, laddove non ci sarà la Fed. Se lo Sdi, con il vicepresidente Roberto Villetti, si schiera con il leader del centrosinistra e chiede a Rutelli di dire una volta per tutte che cosa pensa, i Ds mostrano un cauto ottimismo. Al Botteghino c'è soddisfazione per quella che un dirigente chiama «una ripartenza sacchiana» del progetto delle liste unitarie e si parla dell'apertura di più di uno spiraglio per chiudere l'accordo. Nello stesso tempo la cosa non si dà per fatta. In sostanza gli alleati attendono la prossima mossa del presidente della Margherita e ci si chiede fin dove vogliano arrivare i prodiani nello scontro con la maggioranza Dl. Preoccupazioni fondate, dal momento che il clima tra i diversi petali è incandescente. Marina Magistrelli e altri dirigenti vicini al professore tornano all'attacco: «I problemi non sono risolti. Facciamo pure 10 liste unitarie su 14 regioni, ma questo non ci garantisce che chi lavora per questo obiettivo lavora per il progetto della Federazione». Il ragionamento è chiaro: Prodi e i suoi chiedono assicurazioni sul futuro, vogliono un investimento reale sul progetto della Fed e andranno alla Direzione di lunedì (a cui partecipano anche i coordinatori regionali) con la faccia feroce, cercando di mettere alle strette Rutelli. «Sentiremo ciò che dirà Arturo Parisi - risponde ancora la senatrice Magistrelli - ascolteremo le risposte di Rutelli, Franco Marini e Ciriaco De Mita. Tutto - conclude è ancora aperto, i nodi non sono sciolti». Un atteggiamento che fa infuriare la maggioranza e che gli uomini vicini a Marini dicono di non comprendere. Sono ottimisti sull'intesa, ma invitano la minoranza a lasciare da parte una volta per tutte dietrologie e sospetti. Nelle polemiche finisce anche Europa, il quotidiano del partito attaccato dal prodiano Willer Bordon, che denuncia un appiattimento sulle posizioni di Rutelli e della maggioranza. Questo è lo stato dell'arte in vista dei due incontri dei prossimi giorni: l'Ufficio di presidenza di domani e la Direzione di lunedì. Certo è che la temperatura, se non accade nulla nelle prossime ore, sarà surriscaldata, come è certo che nei giorni scorsi è tornata a circolare la parola scissione. Un'ipotesi che fa tremare i polsi agli alleati e che Marini sta cercando di allontanare il più possibile. Tutti (i dirigenti della Fed, ma soprattutto gli uomini della Margherita) sembrano a questo punto attendere un chiarimento tra i due contendenti, Prodi e Rutelli. Per ora non è fissato alcun vertice, anche se domani s