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«Gli elettori ci chiedono più compattezza

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Uniamoci, ma il primo passo è al centro»

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E di discutere di cose concrete, reali». Rocco Buttiglione è appena tornato dalla klausurtagung, il convegno di clausura tra i leader europei organizzato dalla Csu tedesca che, come di consueto, apre l'anno. Il ministro per le Politiche Comunitarie traccia un bilancio e soprattutto cerca di fissare le nuove tappe per il 2005. Ministro, di che cosa si è discusso in Baviera? «C'è una forte preoccupazione per l'Europa che perde di competitività». E perché perde terreno? «Perché abbiamo bisogno di meno burocrazia e maggiore snellezza dello Stato. Perché abbiamo bisogno di una riforma della scuola profonda...». Perché? Quella appena fatta non basta? «Non mi sto riferendo all'Italia, ma all'Europa nel suo complesso. Oggi ci si preoccupa tanto di insegnare inglese e informatica tra i banchi e ci si dimentica che i nostri bambini non conoscono italiano e matematica». Ce l'ha con la Moratti? «No, per carità, Ha fatto un grande lavoro. Sto parlando di un grande tema a livello europeo. In Germania è lo stesso e in Francia la questione non è diversa. C'è un attacco al cuore dell'Europa, che parte da sinistra e che mira al nichilismo, ad annullare tutto, a togliere le regole. Che sta mettendo a punto un morbido suicidio dell'Europa». In che senso, scusi? «Guardi, le faccio un esempio. Si vuole a tutti i costi il matrimonio tra gay come istituto. Io mi preoccupo più di dare maggiori tutele al matrimonio tra eterosessuali, intendo dire a quello con un padre e una madre, magari anche con qualche figlioletto. Ecco, penso che si vuole scardinare il nostro complesso di valori, annullarlo, azzerarlo. A me non fanno paura gli immigrati che arrivano, ma temo l'Europa che smarrisce le sue radici». Bush lancia la campagna dei valori negli Usa, Sarkozy in Francia. E ora tocca all'Italia? «Negli Usa, in verità, questa campagna è partita negli anni Ottanta, era una risposta al relativismo etico. Era una risposta all'eccessivo liberismo. In Europa arriviamo in ritardo. È stata creata una società pronta a essere governata dai comunisti. Una società in cui non c'era competizione. E oggi che ci troviamo di fronte a una competizione sfrenata, forse maggiore di quella prevista, i nostri giovani si ritrovano spiazzati. Non sono abituati alla sfida e di questo passo rischiano di soccombere nel confronto con i giovani cinesi, indiani, indonesiani che invece sono allenati a dare battaglia per vincere la povertà». E in Italia? «In Europa c'è preoccupazione su questi temi, in Italia parliamo di Fed, Gad o cos'altro ancora: mi sono perso qualche puntata, a che sono arrivati?». Parliamo del centrodestra. Sta partendo una crociata dalla Cdl? «Nel corso di una riunione di un consiglio dei ministri dissi a Berlusconi: "Silvio, va bene il taglio delle tasse. Ma ci vuole un'etica. Negli Stati Uniti il dibattito è stato sulla moralità della riduzione del fisco. E anche da noi bisogna cominciare a dire al cittadino che si riducono per dargli più libertà, ma questo significa anche maggiore responsabilità da parte sua"». E Berlusconi? Che cosa le rispose? «"Certo, è quello che penso anche io"». La riscoperta dei valori è partita da lì? «Non lo so, questo tocca a Berlusconi rivelarlo. Ma quel giorno è successo qualcosa. Abbiamo cominciato a dire le cose». Ministro, se gli elettori chiedono maggiore compattezza lei è d'accordo con la proposta di una Federazione dei partiti della Casa delle Libertà? «L'importante è l'obiettivo». E allora? «Ci vuole più compattezza, più unità». E la federazione può essere una risposta? «Può essere una risposta, ma io partirei da quello che già c'è: il Partito Popolare Europeo. Federiamo prima quelli e poi apriamo al resto». Perché partire dal centro? «Perché è già in corso un processo avviato alcuni anni fa. Abbiamo unito Cdu e Ccd, poi altre forze per fare l'Udc e adesso ha senso riunire tutto ciò che è già nella stessa famiglia». Lei v

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