«An cambi ruolo, facciamo la Federazione»
Il prossimo numero sarà dedicato all'Europa che si allarga e alle radici da riscoprire. Fa volteggiare gli occhiali da vista nell'aria in silenzio, guarda fuori dalla finestra e sbotta: «Le radici, le identità, i valori sono tutti temi verso i quali non possiamo rimanere insensibili», dice Gennaro Malgieri, deputato di An, uno dei maggiori intellettuali di destra, di recente dimessosi dalla direzione del Secolo d'Italia. Già, i valori. Berlusconi sta per lanciare una grande campagna sulla loro riscoperta. Che cosa ne pensa? «Che fa bene. Ritengo assolutamente indiscutibile la centralità dei valori per la politica del centrodestra. Non può esistere una politica senza etica ed abbiamo una sorta di dovere nel rilanciare una campagna per la difesa e l'affermazione dei valori civili, morali e culturali». Ma non le sembra una campagna antistorica, d'altri tempi? «Assolutamente no. Si tratta di cogliere una tendenza in essere nei Paesi occidentali. È accaduto così con Bush negli Usa e con Sarkozy in Francia». Ma quali valori? «Quelli della centralità della persona, come la dignità, l'inviolabilità, il rispetto. E quelli che attengono alla riscoperta dello Stato come soggetto equilibratore dei rapporti sociali e non invasivo della sfera privata; della Nazione intesa come una comunità di destino; della Solidarietà coniugata con lo sviluppo e l'accrescimento e il benessere dei singoli». D'accordo i valori. E la politica? «Una volta fissato il complesso valoriale, le politiche ne discendono, ne conseguono. Penso allo sviluppo sostenibile, alla difesa dell'ambiente. E penso ancora alle politiche per la famiglia, per la salute pubblica». Berlusconi ha rimesso in moto Forza Italia, An non corre il rischio di rimanere schiacciata? «Non vedo perché». Perché la destra sembra ferma. «Allora il discorso è diverso». Diverso? «Il richiamo che mi permetto di rivolgere alla destra è quello di non cristallizzarsi, ma di riprendere a guardare in avanti con maggiore slancio. E dunque a riprogettarsi». Onorevole, tra pochi giorni corre il decennale di An. Che bilancio fa di questi dieci anni? «Sono stati ricchi, impegnativi, perfino entusiasmati in alcuni momenti. Dieci anni fa ci ponemmo come obiettivo la riunificazione delle grandi anime, dei grandi filoni di pensiero: quello nazionale, quello liberal-risorgimentale, quello cattolico. È stata una grande operazione politica ma anche culturale. Peraltro riuscitissima». E oggi, quali possono essere i prossimi obiettivi di An? «Oggi la destra deve avere il coraggio di porsi nuove mete. Sono stati dieci anni intensissimi, oggi è venuto il momento di trovare un nuovo slancio. In questi dieci anni, la spinta di Alleanza nazionale è andata modificandosi al punto che è necessario definire un nuovo ruolo». E quale può essere? «Quello di riprendere l'iniziativa e di nutrire l'ambizione di voler essere il motore di un nuovo inizio per il centrodestra». Un nuovo inizio? «Certo, significa dare una nuova spinta al partito e alla coalizione, procedere ancora più speditamente sulla strada intrapresa. E la direzione è quella di far crescere il bipolarismo, la cui naturale conseguenza è il bipartitismo». Un partito unico del centrodestra? «Preferisco parlare di un soggetto unitario del centrodestra. Forse per il partito unico è ancora troppo presto. Penso ad un nuovo soggetto che tenda ad unificare sempre più i partiti della Casa delle libertà, pur conservando ognuno la propria identità». Quale sarebbe lo strumento, allora? «Una federazione. Alla quale aderiscano subito i quattro partiti della Cdl, che ne sono anche i fondatori. E, poi, se possibile bisognerebbe allargare anche ad altri soggetti». Ma la federazione è già stata sperimentata dal centrosinistra ed è fallita. Non crede che succederà lo stesso anche a destra? «Guardi, tra centrodestra e centrosinistra esiste un abisso. Nella Grande alleanza