Talamona: «Il peggio alle spalle, ora la crescita»
L'economista: «L'impulso verrà dal trend brillante della Borsa e dal taglio delle imposte»
L'economista Mario Talamona respinge al mittente le tesi delle «cassandre» e di coloro che «non fanno che parlare di un possibile declino dell'economia italiana». Talamona, docente di politica economica all'Università Statale di Milano, è convinto invece che il peggio è passato anche se bisogna mantenere alta la guardia. Possiamo quindi tirare un sospiro di sollievo, nel 2005 si farà sentire la ripresa? «I dati dell'inflazione dimostrano che siamo usciti fuori dal tunnel anche se molto resta da fare soprattutto occorre ridurre gli sprechi e le inefficienze nel settore pubblico. Ma siamo sulla strada giusta». L'inflazione non è più un pericolo? «Gli ultimi dati correggono leggermente verso l'alto una tendenza che però è decrescente. Quanto alla ripresa ci possiamo aspettare risultati in crescita nel 2005 perché già nell'ultimo trimestre si denota un'accelerazione promettente dei principali indici economici. Sono importanti i risultati sulla creazione di nuovi posti di lavoro e il calo del tasso di disoccupazione. La finanza pubblica ci ha portato notizie positive sulla riduzione del disavanzo a conferma che la stabilità della finanza pubblica è assicurata e questa è una premessa importante per i futuri sviluppi. Il 2005 dovrebbe essere l'anno di svolta con un aumento del ritmo di crescita dell'economia italiana che attualmente è il migliore europeo. Un aiuto verrà dalle riforme promesse dal governo specie per quanto riguarda le misure per la competitività e lo sviluppo dell'economia. Pertanto dobbiamo attenderci una ripresa più sostenuta anche se non elevatissima in un quadro europeo che è ancora caratterizzato da un ristagno preoccupante». Quali sono i fattori che potranno dare impulso all'economia? «L'impulso alla crescita dovrebbe venire da una rinnovata fiducia degli imprenditori sostenuta da un andamento brillante della Borsa italiana che finora è andata meglio delle altre borse europee. Inoltre la riduzione delle imposte avrà un effetto sul piano del reddito disponibile. Questi fattori dovrebbero creare un clima di minore preoccupazione e di maggiore iniziativa tale da sospingere l'economia italiana verso livelli di crescita superiori a quelli attuali. Sono essenziali le riforme strutturali già realizzate e quelle da compiere così da rendere l'economia italiana più competitiva». Quali fattori invece rischiano di rallentare la crescita? «Un fattore frenante continuerà ad essere l'eccessivo apprezzamento dell'euro che penalizza le esportazioni italiane e riduce la nostra competitività sui mercati mondiali. La caduta del dollaro ci agevola però sul fronte dei minori costi alle importazioni e dei minori oneri per l'acquisto del petrolio e delle altre materie prime. Molto dipenderà inoltre dall'andamento dell'economia mondiale. Qualche preoccupazione può venire da un rallentamento dell'economia americana. E poi è assolutamente dannoso piangersi addosso, continuare a dire che c'è un declino dell'economia italiana e sottolineare solo gli aspetti negativi. L'effetto è di paralizzare le imprese nella realizzazione dei processi di innovazione e seminare la sfiducia nelle famiglie. Un'esigenza importante sarebbe di poter rispettare ma anche interpretare in maniera realistica il Patto di Stabilità europ. Gli investimenti in infrastrutture non dovrebbero essere calcolati ai fini del rapporto deficit-pil».