E Silvio «il buono» spiazza gli ultras della sinistra
Per la verità, sotto il tavolo dei buoni sentimenti, c'è chi tira ancora qualche calcetto. Come Marco Rizzo, del Pdci, che si chiede se il lieto fine andato in onda oggi sia proprio tutto vero; o Fabrizio Cicchitto, di Forza Italia, che critica Rosi Bindi anche nel giorno in cui la parlamentare pronuncia un, per lei inedito, «bravo Berlusconi». Le parole meno natalizie sono quelle del ministro Roberto Calderoli, per il quale il perdono di Berlusconi può essere apprezzabile verso il «poveretto» che l'ha colpito ma non lo è per «i vari Luzi, Pardi, Fo, Bindi», ai quali invita a «non porgere l'altra guancia». Diverso è il parere di Sandro Bondi, che trae dalla vicenda una morale positiva, ora che la lettera di Dal Bosco e la telefonata di Berlusconi le conferiscono «un valore simbolico di pacificazione». Il che porta Bondi ad indicare l'aggressore pentito come esempio per «una parte della sinistra» che di questo spirito sembra non voler partecipare. Meno solenne ma comunque compiaciuto è il commento del portavoce di An, Mario Landolfi, che apprezza la «grande magnamimità» di Berlusconi e riserva a Dal Bosco una tiratina d'orecchi, invitandolo d'ora in poi a «usare il suo treppiedi solo per fare le foto». A tutto ciò, l'opposizione guarda con un certo distacco. A parte Antonio Di Pietro, per il quale Berlusconi ha cercato di usare una «vicenda umana» per «pompare la propria immagine», i non molti commenti distinguono fra l'apprezzamento per la rinuncia alla vendetta di Berlusconi e la polemica che continua verso chi, come dice il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio riferendosi in particolare a Calderoli, dovrebbe chiedere scusa al magistrato che non ha tenuto in carcere Dal Bosco. O verso quelle che Rosi Bindi chiama «volgari dichiarazioni» dei portavoce di Berlusconi e «gli articoli dei giornali portabandiera che hanno messo alla gogna un grande poeta come Mario Luzi». Non rinuncia alle critiche, come al solito, il portavoce del movimento dei Disobbedienti di Napoli Francesco Caruso: «Alla fine, come nella migliore tradizione narrativa, il principe perdona il suo aggressore e a questo punto tutti dovremmo alzarci in piedi ad applaudirlo per la sua generosità. Io non applaudo. Speriamo che da domani la politica italiana torni a parlare di cose serie».