Anche l'inflazione giù, la ripresa è alle porte
I dati dicono: mai così bene negli ultimi 5 anni. Nonostante il caro petrolio i prezzi crescono sempre meno
I presupposti ci sono tutti. Dopo i dati positivi sul fabbisogno che è nel 2004 si è attestato a 41,5 miliardi, ovvero 20 miliardi di euro in meno rispetto alle previsioni, ieri è stata la volta delle cifre sull'inflazione. Mai così bene negli ultimi cinque anni: nel 2004 il tasso di inflazione è sceso al 2,2%, il risultato migliore dal 1999, che si chiuse con un +1,7%. È la conferma che l'euro non ha determinato un aumento dei prezzi. A completare il quadro di questo inizio d'anno si aggiunge anche il fatto che nella prossima busta paga ci saranno meno tasse, il che dovrebbe rimettere in moto i consumi. Questi fattori che si aggiungono all'aumento dell'occupazione con una crescita degli impieghi a tempo indeterminato, dovrebbero ricreare un clima di fiducia tra le famiglie e le imprese e stimolare gli investimenti. Entro la fine di gennaio, inoltre, il governo dovrebbe presentare il decreto sulla competitività con misure per il rilancio dell'economia. Ci sono quindi tutte le condizioni, come ha detto il premier Berlusconi, per un'accelerazione della ripresa. E se l'euro forte sta mettendo a dura prova la tenuta delle esportazioni è anche vero che consente di abbattere i prezzi dell'acquisto di petrolio e di materie prime. Schiarite anche sul versante sindacale. Ieri è ripresa la trattativa per definire un nuovo modello contrattuale. Tornando alle rilevazioni dell'Istat sull'inflazione, i prezzi al consumo sono calati rispetto al 2003 di 0,5 punti percentuali. Unico neo è il dato di dicembre quando, dopo cinque mesi di tregua, il carovita ha rialzato la testa, portandosi al 2% dall'1,9% di novembre, spinto dai rincari delle sigarette e dei biglietti aerei. Ma è anche vero che l'Italia, nonostante questo leggero aumento di dicembre, resta nei limiti indicati dalla Banca Centrale Europea. Sia il dato annuale che il rimbalzo di dicembre sono comunque delle stime preliminari dell'Istat che attendono una conferma il prossimo 17 gennaio. Pur essendo salito del 34%, il greggio sembra aver avuto un effetto limitato sul carovita nel 2004, nonostante le sue ripercussioni sui prezzi della benzina e dei carburanti in generale. A compensare, almeno in parte, il caro-pieno sono stati gli alimentari che per tutto lo scorso anno hanno avuto prezzi in discesa: complice il clima migliore, infatti, frutta e verdura non hanno registrato impennate come era invece avvenuto nel 2003 quando, tra gelate e siccità, erano schizzati alle stelle. A dicembre, invece, a finire sul banco degli imputati per il rialzo dei prezzi sono le bevande alcoliche, i tabacchi e i trasporti. Nel primo caso i rincari riguardano in particolare le sigarette (quelle italiane sono cresciute su base annua del 17% e quelle estere del 13%), con i ritocchi apportati il 10 e 14 dicembre scorso. I biglietti aerei sono rincarati a dicembre del 18,3% sul mese precedente e del 33% rispetto a un anno prima. Quanto agli alimentari, l'Istat segnala una ripresa congiunturale dei prezzi degli ortaggi (+0,9%) ed un proseguimento del trend di calo per la frutta (-0,6%).