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Dal Bosco torna al lavoro «Ora lasciatemi perdere»

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Di buon mattino il «lanciatore di treppiedi», come è stato soprannominato in paese, è andato al cantiere di Marengo, vicino a Marmirolo, dove, con l'impresa edile di cui è dipendente da anni, sta costruendo una casa. «Come è stato il mio incontro con i compagni di lavoro? Normale. Ho fatto quello che dovevo fare e basta» ha detto Roberto Dal Bosco alla fine del turno di lavoro, infastidito dal continuo assedio dei giornalisti. «Adesso però — ha aggiunto — lasciatemi stare. Devo pensare al mio processo e non voglio più parlare con nessuno». A mezzogiorno e un quarto, prima di tornare a casa per la pausa pranzo, il passaggio in caserma a Marmirolo per adempiere, davanti ai carabinieri, all'obbligo di firma, la misura cautelare imposta dal giudice per le indagini preliminari di Roma. Anche per il padre Franco c'è stato il ritorno al lavoro nel caseificio dove lavora come operaio: «Oggi — ha detto — siamo tutti più tranquilli. Aver ripreso a lavorare ci aiuterà a pensare di meno a quanto è accaduto». Intanto, ieri mattina, la famiglia Dal Bosco ha ricevuto la visita della Digos di Mantova: alcuni agenti, su incarico della Procura di Roma, hanno notificato a Roberto Dal Bosco gli atti relativi al reato di lesioni. In paese si ha voglia di ritornare alla normalità dopo l'ubriacatura di televisioni e giornali: «Siamo scocciati di tutte queste telecamere che ci perseguitano» affermano alcuni pensionati che formano capannelli nella piazza principale.

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