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Già libero l'aggressore di Berlusconi

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Tira un treppiedi e ferisce il presidente del Consiglio, il gip lo scarcera. Un testimone: «Lo sognava da tempo»

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..tutto bene». A ricordare l'aggressione del giorno prima a Piazza Navona ieri c'era solo dietro l'orecchio destro del premier un grosso cerotto. Ma mentre lasciava Palazzo Grazioli, con un giorno di ritardo salutato caldamente dalla folla che scontava un giustificato nervosismo e il rafforzamento della scorta, le polemiche dopo la sfuriata dell'altra sera non si placano. Anche ieri, in molti hanno espresso solidarietà al premier. Una parte della Cdl ha quindi duramente attaccato il centrosinistra colpevole di aver creato quel clima pesante che può favorire episodi del genere, a differenza del leader dell'Udc Marco Follini secondo cui, in questa occasione, «anche l'opposizione ha parlato lo stesso linguaggio». Ma che cosa è successo? È l'ultimo giorno dell'anno, Berlusconi ha già pronto l'aereo che lo porterà a Milano per trascorrere la notte con i familiari. prima di partire decide di fare un giro per prendere un gelato a piazza Navona. Qui il solito bagno di folla, applausi e autografi. Roberto Dal Bosco, un muratore del mantovano simpatizzante dei Ds, non ci sta. Si avvicina al premier e alle spalle gli lancia un treppiedi che si usa come sostegno per la macchina fotografica. Il presidente del Consiglio è colpito tre l'orecchio e la nuca, riporta un ematoma curato dal medico di Palazzo Chigi. Scoppiano le polemiche che alla fine si concentrano sulla decisione di trasformare il carcere in arresti domiciliari a Del Bosco da parte del Gip Maria Callari che ha limitato all'accusa di lesioni aggravate l'ipotesi di reato per l'aggressore. Il sottosegretario alla Giustizia Luigi Vitali attacca questa decisione sottolineando come il Gip abbia fatto cadere l'accusa di violenza ad un corpo politico amministrativo del Paese, circostanza che avrebbe potuto giustificare il mantenimento della custodia cautelare in carcere. E parla di una «decisione sbalorditiva». «C'è da chiedersi se il capo del governo avesse dovuto fare in modo di farsi ferire ancora più gravemente per ottenere dal Gip di Roma un provvedimento più adeguato alla gravità del fatto». Intanto Del Bosco modifica le ragioni del suo atto, negando che si sia trattato di un «lancio» volontario. Due giorni fa aveva parlato di essere stato spinto «dall'odio». Adesso, invece, definisce il suo gesto una «bravata» per mettersi in mostra davanti ad alcune ragazze. E aggiunge di aver voluto solo strattonare il premier e che quindi il treppiede della macchina fotografica gli è sfuggito dopo aver perso l'equilibrio. Chi accompagnava Berlusconi l'altra sera non concorda e afferma di aver sentito il giovane dire subito dopo il lancio: «Era da tanto che lo sognavo». Ma la tesi della «bravata» è nettamente respinta da diversi esponenti della Cdl tanto da far dire a Roberto Calderoli di temere per un colpo di Stato. «Si cerca di far passare l'episodio - dice il ministro - come l'intemperanza di un pazzo, ma per quello che mi riguarda, visto che il pazzo fa militanza alle feste di partito, temo per possibili colpi di Stato». E il ministro aggiunge che la decisione della custodia cautelare presso il domicilio lo «fa vomitare». «Quel cavalletto avrebbe potuto uccidere, così come avrebbe potuto uccidere l'estintore di Carlo Giuliani scagliato contro un carabiniere, che, correttamente si è legittimamente difeso». Maurizio Gasparri (An) è in sintonia: «Questo gesto verrà pure da un isolato sconsiderato ma nasce da un clima di odio ben preciso i cui responsabili hanno nome e cognome: i Romano Prodi, i Nanni Moretti, i titoli dell'Unità». Il senatore Antonio Tomassini (Fi) avverte: «C'è un vergognoso doppiopesismo nell'amministrazione della giustizia. Il goliardico assalto al campanile di Venezia alcuni anni fa ha visto gli autori condannati all'ergastolo». Parole simili vengono da Paolo Guzzanti, da Isabella Bertolini, dal ministro La Loggia e da Sandro Bondi. Solidarizzano con Berlusconi anche pezzi dell'opposizione. Romano Prodi non lo fa in pubblico, ma solo con una t

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